Jump to content
Giampietro

Genetica misteriosa?

Recommended Posts

Lonewolf

Nessuna polemica, la mia era semplicemente una domanda per capire meglio.

 

L'articolo Saga Jolokia (che peraltro nel link ora appare integrato piu' volte rispetto all'originale) si fa riferimento proncipalmente al Bhut Jolokia nella selezione del CPI.

La forma e le caratteristiche di questo frutto sono diverse da quelle del Bih Jolokia di Frontal Agritech; dal lato picciolo e' piu' affusolato, da immaturo e' piu' scuro e cambia colore in modo non omogeneo su tutto il frutto (cioe' puo' esserci una parte di frutto rossa, una arancio e una (di solito l'apice) ancora verde.

Le poche foto del Bih Jolokia Assam sono conformi a quello che coltivo dal 2006.

 

La fonte dei Bhut Jolokia del CPI e' diversa da Frontal Agritech; per questo, anche se oggi si tende a utilizzare i due nomi come sinonimi e anche Frontal Agritech si e' adeguata chiamando Bhut Jolokia chocolate la sua versione marrone, io continuo a utilizzare i due termini separati per indicare due diverse linee.

 

Da notare, tra l'altro, che il CPI non ha curato molto la selezione della varieta' negli ultimi anni (tutti, in particolare kirmen, ricorderanno il "disastro" uscito dai semi acquistati in gruppo un paio di anni fa) contribuendo a spargere per mezzo mondo Bhut Jolokia non conformi (anche gialli o lisci).

Per questo motivo sto cercando di portare avanti la linea dai loro semi "originali" del 2007.

Share this post


Link to post
Share on other sites
Giampietro

Da notare, tra l'altro, che il CPI non ha curato molto la selezione della varieta' negli ultimi anni (tutti, in particolare kirmen, ricorderanno il "disastro" uscito dai semi acquistati in gruppo un paio di anni fa) contribuendo a spargere per mezzo mondo Bhut Jolokia non conformi (anche gialli o lisci).

Per questo motivo sto cercando di portare avanti la linea dai loro semi "originali" del 2007.

 

Ecco!!! questo intendevo, creare un progetto per dare uniformità continuata nel tempo ed evitare altri "disastri". Se si riuscisse a fare per tutti i peppers,con salomonica pazienza ( mi rendo conto che le piante e la selezione và di anno in anno) si riuscirebbe ad avere tutti piante conformi e le varietà non conformi sarebbero destinate a scomparire. Magari può essere il caso di invitare i breeders a fare talee delle piante conformi ( unico modo di riprodurre le esatte caratteristiche di una determinata pianta) ehmmmm un pò come qualcuno fa con piante ....non proprio legali :crazy:

Share this post


Link to post
Share on other sites
Lonewolf

Possiamo senz'altro definire quelle che secondo noi dovrebbero essere le caratteristiche tipiche delle varieta' rilevanti e darci da fare per mantenerne in vita le linee "pure"; questo e' il senso del mio recente topic sull'importanza di isolare.

 

Certo non e' possibile far scomparire le varieta' non conformi; non abbiamo il controllo su quello che fanno ... tutti gli altri :rolleyes:

 

Per quanto si possa arrivare ad una standardizzazione, ci sara' sempre qualcuno da qualche parte che tira fuori una nuova variante di Scorpion o BJ o 7Pod con caratteristiche diverse e nomi di fantasia.

 

 

PS.

Per varieta' commerciali di grande interesse (non di Capsicum) gia' si attua la replicazione in massa di piantine da un unico campione originario; non con le talee, ma con la molto piu' efficace tecnica della micropropagazione.

Share this post


Link to post
Share on other sites
big jolokia

La talea è sicuramente un buon modo per assicurarsi frutti dello stesso tipo, tuttavia la vedo come una strada un po' tortuosa (a livello hobbistico): se uno non ha spazio per svernare un po' di piante non è molto attuabile.

 

Sicuramente la strada più percorribile è quella dell'isolamento oppure se si ha la possilità quella di una monocoltura come ha fatto nelle ultime 2 stagioni Lonewolf.

 

roberto

Share this post


Link to post
Share on other sites
Giampietro

portate pazienza se i miei pensieri non riesco ad esprimerli correttamente ma la mia cultura è quasi tutta frutto da autodidatta :rofl:

ho accennato alle talee in quanto pensavo fossero il modo più sicuro di avere sempre "quella pianta" con quelle caratteristiche, penso che anche isolando un fiore ci sia la possibilità di una ricombinazione genetica dovuta al patrimonio genetico della pianta madre. la micropropagazione.... sinceramente non sapevo cosa fosse :pardon:;)

Share this post


Link to post
Share on other sites
Lonewolf

Piu' tardi pubblico alcune note sulla micropagazione.

In un certo senso e' come fare delle talee, ma prendendo solo una parte microscopica della pianta madre e assicurandosi che sia esente da qualsiasi patologia, virus inclusi.

Poi si fa crescere in coltura e per mezzo di successive divisioni la si replica a volonta'; infine si passa alla coltivazione in terriccio ...

Con questa tecnica si possono produrre centinaia di migliaia di piantine del tutto identiche alla pianta madre e inizialmente esenti da patologie.

Share this post


Link to post
Share on other sites
chocolatorang

Ma la micropropagazione, si può fare solo in laboratorio e con delle attrezzature specifiche, o la può fare chiunque?

Share this post


Link to post
Share on other sites
Lonewolf

E' una tecnica sofisticata che richiede, tra l'altro, un ambiente assolutamente sterile e un microscopio ad alta risoluzione.

Molto difficile da realizzare a livello amatoriale.

Share this post


Link to post
Share on other sites
Lonewolf

Ecco alcune note tratte da un mio recente report sull'argomento.

 

La micropropagazione è una tecnica complessa che ha lo scopo di riprodurre un gran numero di piante tutte con lo stesso patrimonio genetico, risanate da virus e patologie, ringiovanite e quindi più forti.

Tutto inizia con il prelievo dell’apice vegetativo delle varietà da riprodurre; questa operazione è effettuata al microscopio, operando in camera sterile con pressione positiva verso l’esterno e in presenza di flussi d’aria laminari (dal piano di lavoro verso l’operatore) depurati da filtri a prova di virus.

La sterilità dell’ambiente di lavoro è maggiore di quella delle sale operatorie!

Lo scopo è prelevare una porzione di pianta tanto piccola e di recente sviluppo da essere priva di virus che potrebbero essere ospitati nella pianta madre.

Si ottiene un gruppo di cellule meristematiche esenti da virus e patologie; queste cellule vengono moltiplicate in colture in vitro su agar (alga gelificante) fino a sviluppare una piantina.

La percentuale di successi in questa fase è molto bassa e questo rende l’intero procedimento costoso e applicabile solo per la produzione di un gran numero di piante.

Le piantine sono moltiplicate tagliandole o prelevando i getti laterali e sono ulteriormente coltivate in vitro, in contenitori di vetro sigillati con pellicola su terreno di coltura con tutti i nutrienti necessari.

Per ogni specie e varietà è studiato un terreno di coltura adatto, utilizzando macro e micronutrienti, vitamine, zuccheri ecc.

Le piantine crescono sotto luce artificiale, normali neon a 6200 K.

4000-5000 lux sono sufficienti; in pratica è utilizzato un neon per uno scaffale largo circa 60-70 cm).

Il ciclo luce-buio è 16-8 ore.

La fase dura circa un mese, poi l’accumulo di metaboliti tossici richiede un rinnovo del terreno di coltura.

Quando, continuando le moltiplicazioni, si ottiene il numero di piante desiderato (anche molte migliaia), le piantine sono piantate in terriccio e inizia l’adattamento alla vita outdoor, attraverso una serie di passaggi intermedi (serra chiusa, serra ombreggiata, ambiente esterno ombreggiato e infine sole).

Alcune piante sono mantenute in coltura in vitro per successive produzioni di piantine senza dover ripetere il procedimento.

 

 

Interessantissimo l’uso degli ormoni vegetali durante le varie fasi della produzione.

Queste sostanze (tutte naturali e già utilizzate dalle piante in natura) si usano in quantità minime (poche parti per milione) e agiscono come veri e propri messaggeri di comandi che dicono alla piantina come svilupparsi.

Le auxine stimolano la radicazione.

Le citochinine lo sviluppo dei germogli laterali.

Le gibberelline stimolano la crescita apicale.

Spesso in natura questi ormoni operano in modo tanto semplice quanto efficace.

Interessante l’esempio del fusto piegato, situazione che sicuramente ognuno di noi ha notato sulle proprie piante.

Una pianta in fase di crescita in altezza libera dall’apice ormoni che scendono lungo il fusto e bloccano la nascita di germogli laterali.

Se la pianta cade o il fusto si piega, l’ormone non scende più lungo il fusto e parte lo sviluppo di getti laterali.

Per lo stesso motivo, il taglio dell’apice vegetativo stimola lo sviluppo di getti laterali.

Anche altre caratteristiche delle colture si possono controllare con ormoni, per esempio la produzione di frutti fertili (con semi) o partogenetici (senza semi).

E’ anche possibile interrompere o accelerare la maturazione (ma a scapito del sapore perché manca il tempo per le piante di sintetizzare le sostanze che contribuiscono al profumo e sapore).

Un ormone che ben conosciamo è l’etilene che accelera la maturazione; per questo utilizziamo le mele (che liberano grandi quantità di etilene) per far maturare i frutti raccolti immaturi.

  • Like 1

Share this post


Link to post
Share on other sites
chocolatorang

L'argomento si fà sempre più interessante.

 

Se scrivi un libro io sarò il primo a comprarlo.

  • Like 1

Share this post


Link to post
Share on other sites
hot cat

Se scrivi un libro io sarò il primo a comprarlo.

 

Io ne prendo due :yes:

Share this post


Link to post
Share on other sites
Lonewolf

Veramente qui ancora non c'e' nulla di originale, ma vedro' cosa posso fare in futuro ;)

(e comunque anche scrivere cose note a tutti, ma in modo comprensibile e chiaro potrebbe avere un senso)

Share this post


Link to post
Share on other sites
Giampietro

Veramente qui ancora non c'e' nulla di originale, ma vedro' cosa posso fare in futuro ;)

(e comunque anche scrivere cose note a tutti, ma in modo comprensibile e chiaro potrebbe avere un senso)

a me mme piace :hi::good:

Share this post


Link to post
Share on other sites
chocolatorang

Veramente qui ancora non c'e' nulla di originale, ma vedro' cosa posso fare in futuro ;)

(e comunque anche scrivere cose note a tutti, ma in modo comprensibile e chiaro potrebbe avere un senso)

 

:clapping: :clapping: :clapping:

Share this post


Link to post
Share on other sites
Giampietro

Veramente qui ancora non c'e' nulla di originale, ma vedro' cosa posso fare in futuro ;)

(e comunque anche scrivere cose note a tutti, ma in modo comprensibile e chiaro potrebbe avere un senso)

Io penso che le parole da te scritte siano molto molto utili a chi come me ha poca esperienza e/o si è appena avvicinato al mondo dei peppers, forse per molti sono cose già lette, ma per altri sono degli appigli per poter affrontare meglio una strada in salita. ;-)

Share this post


Link to post
Share on other sites
Pepe d'India

Complimenti! La coltura e la cultura sono importanti, anche a livello amatoriale!

Share this post


Link to post
Share on other sites
Giampietro

Qualcuno sa già se ci sono fattori dominanti nei peperoncini?

Ad esempio i colori giallo, chocolate, peach si manifestano già al primo anno oppure sono recessivi ?

La forma del frutto al primo anno è una via di mezzo oppure prevale qualche carattere dominante ?

Meticciando ( incrocio intraspecifico) ad esempio un Habanero chocolate X Habanero white che colore avranno i frutti della pianta F1 ?

per ora mi fermo qui con le domande :logik: :logik: :crazy:

Share this post


Link to post
Share on other sites
Lonewolf

Per mia esperienza, il rosso prevale sul giallo che prevale sul bianco.

Sul chocolate ho qualche dubbio; a volte sembra prevalere sul rosso (per esempio quando si e' ottenuto il BJ chocolate o l'habolokia), ma e' anche il primo carattere che si perde su ibridi instabili (varieta' chocolate ritornano rosse).

Non ho esperienze per l'arancio e il peach/salmone/rosa.

 

Il viola sembra sempre recessivo; tutti gli ibridi di Pimenta da Neyde non mantengono il viola a maturazione.

 

La piccantezza e' sempre dominante.

 

La forma del frutto sembra spesso un mix di madre e padre.

Per testare quest'ultima condizione si potrebbero ibridare varieta' molto diverse tra loro, per esempio il classico (ma mai tentato) Chiltepin x Big Jim.

Share this post


Link to post
Share on other sites
Giampietro

Per mia esperienza, il rosso prevale sul giallo che prevale sul bianco.

quindi è plausibile desumere che il rosso sia il colore "Ancestrale"

Sul chocolate ho qualche dubbio; a volte sembra prevalere sul rosso (per esempio quando si e' ottenuto il BJ chocolate o l'habolokia), ma e' anche il primo carattere che si perde su ibridi instabili (varieta' chocolate ritornano rosse).

Non ho esperienze per l'arancio e il peach/salmone/rosa.

 

Il viola sembra sempre recessivo; tutti gli ibridi di Pimenta da Neyde non mantengono il viola a maturazione.

ma se non ho visto e capito male, nelle varie foto di ibrido col Pimenta da Neyde si nota che tutte le piante assumono la colorazione scura, indipendentemente dal colore sdei frutti

La piccantezza e' sempre dominante.

se la piccantezza è dominante significa che il gene preposto è veicolato dal/nel polline, mentre le varietà dolci probabilmente hanno una sorta di blocco di questo gene, giusto ?

La forma del frutto sembra spesso un mix di madre e padre.

Per testare quest'ultima condizione si potrebbero ibridare varieta' molto diverse tra loro, per esempio il classico (ma mai tentato) Chiltepin x Big Jim.

non ho mai visto le piante in questione ma ad occhio mi pare più fattibile l'incrocio inverso a causa delle dimensioni dei fiori, o mi sbaglio ?

Share this post


Link to post
Share on other sites
Lonewolf

quindi è plausibile desumere che il rosso sia il colore "Ancestrale"

 

Non e' detto, dominante non significa necessariamente piu' antico.

I frutti dei wild andini sono tipicamente rossi, ma quelli dei wild brasiliani sono verdognoli-giallognoli; ancora non e' chiaro quali specie sono piu' antiche.

 

se la piccantezza è dominante significa che il gene preposto è veicolato dal/nel polline, mentre le varietà dolci probabilmente hanno una sorta di blocco di questo gene, giusto ?

 

Nelle varieta' dolci il gene della piccantezza e' inattivo, ma incrociandole con varieta' piccanti puo' entrare nel patrimonio genetico.

Tutti i geni del padre sono veicolati nel polline, quelli della madre sono nell'ovulo.

 

non ho mai visto le piante in questione ma ad occhio mi pare più fattibile l'incrocio inverso a causa delle dimensioni dei fiori, o mi sbaglio ?

 

Considerando che il polline e' molto piccolo, le dimensioni del fiore non sono un problema.

Potrebbe esserci un problema di natura "meccanica" se il budello pollinico del Big Jim e' troppo grosso per il pistillo del Chiltepin, quindi puo' avere un senso utilizzare il Big Jim come madre.

quel che incuriosisce in un simile incrocio e' vedere come la pianta concilia l'enorme differenza di dimensioni dei frutti: il chiltepin ha frutti tondi di 5 mm di diametro, il Big Jim puo' arrivare a 30 cm di lunghezza con larghezza in proporzione (il record ufficiale e' 36 cm)

Share this post


Link to post
Share on other sites
Giampietro
Tutti i geni del padre sono veicolati nel polline, quelli della madre sono nell'ovulo.

seguendo questo ragionamento, invertendo l'incrocio si ha una riduzione o inattivazione del piccante ?

 

Considerando che il polline e' molto piccolo, le dimensioni del fiore non sono un problema.

Potrebbe esserci un problema di natura "meccanica" se il budello pollinico del Big Jim e' troppo grosso per il pistillo del Chiltepin, quindi puo' avere un senso utilizzare il Big Jim come madre.

quel che incuriosisce in un simile incrocio e' vedere come la pianta concilia l'enorme differenza di dimensioni dei frutti: il chiltepin ha frutti tondi di 5 mm di diametro, il Big Jim puo' arrivare a 30 cm con larghezza in proporzione (il record ufficiale e' 36 cm)

Mi sta intrigando questo esperimento, riuscissi a trovare i semi delle due varietà.... quasi quasi ci provo :shifty::hyper:

Share this post


Link to post
Share on other sites
Lonewolf

seguendo questo ragionamento, invertendo l'incrocio si ha una riduzione o inattivazione del piccante ?

 

No, se un carattere e' dominante, rimane tale indipendentemente se arriva dal padre o dalla madre.

 

Ho semi di chiltepin, ma non di Big Jim (puri)

Lo stesso esperimento si puo' fare comunque con due qualsiasi varieta' in cui ci sia grande differenza di dimensioni tra i frutti.

Share this post


Link to post
Share on other sites
Giampietro

il nome esatto del Big Jim è solo questo ?

provo a cercarlo sul web

Share this post


Link to post
Share on other sites
Giampietro

semillas ha un NuMex Big Jim e un Chill Tepin, che dici, sono loro ?

Share this post


Link to post
Share on other sites

Create an account or sign in to comment

You need to be a member in order to leave a comment

Create an account

Sign up for a new account in our community. It's easy!

Register a new account

Sign in

Already have an account? Sign in here.

Sign In Now

×