I peperoncini richiedono dalla nascita alla maturazione dei primi frutti un tempo variabile a seconda della specie e varieta', da un minimo di 90 giorni per i piu' veloci C.annuum fino a 120-150 giorni per i C.chinense o piu' per specie selvatiche.
Questo tempo e' riferito ai primi frutti maturi, ma e' necessario molto piu' tempo per il primo raccolto "vero" che coincide con la maturazione di tutti (o quasi) i frutti prodotti dalla prima fioritura.
Seminando all'aperto nei nostri climi (almeno al centro-nord) le nascite iniziano a fine aprile/inizio maggio, i primi frutti si raccolgono ad agosto e il raccolto vero e proprio puo' essere pronto per fine settembre o inizio ottobre.
Questo significa che il raccolto e' a rischio; in certi anni nel nord Italia le temperature minime possono scendere fino a sfiorare lo zero gia' a meta' ottobre; basta una notte sottozero per causare la morte di tutte le piante, ancora cariche di frutti!
E' quindi opportuno seminare in anticipo, in modo da arrivare ai primi di maggio con piante gia' grandicelle e (se possibile) pronte alla fioritura.
Con questa tecnica e' possibile effettuare due raccolti completi nella stagione; come e' noto, i peperoncini producono a ciclo continuo; appena le piante sono "scaricate" dai frutti del primo raccolto, subito fioriscono di nuovo in modo massiccio e riparte un nuovo ciclo produttivo.
Se si riesce ad avere piante pronte per la prima fioritura a maggio, si puo' effettuare un primo raccolto a meta' agosto e un secondo raccolto completo entro ottobre.
I fortunati che vivono in zone con clima molto mite (sud Italia, Liguria) possono effettuare anche un terzo raccolto per Natale.
Anticipare i tempi ha anche altri vantaggi; l'allegagione dei fiori di peperoncino e' difficoltosa ad alte temperature, come quelle che si riscontrano in luglio-agosto, soprattutto se si cerca di isolare i fiori con metodi (come i sacchetti tnt) che comportano inevitabilmente un incremento della temperatura; riuscire a far fiorire le piante in giugno permette di ottenere risultati molto migliori e un maggior numero di frutti isolati.
Semina anticipata significa semina "indoor".
L'esperienza pratica dimostra che il periodo giusto e' gennaio per i C.Chinense, C.Frutescens, C.Pubescens e specie wild, febbraio per i C.Annuum e C.Baccatum.
Questa tecnica richiede una serie di accorgimenti e la disponibilita' di spazio e tempo.
E' necessario spazio perche' prima di maggio ciascuna pianta puo' richiedere uno spazio considerevole; difficilmente si possono ammucchiare piu' di 20-25 piante di 3-4 mesi in un metro quadrato; l'altezza in alcune varieta' puo' arrivare ad 1 metro!
Sono necessari anche tempo e una presenza costante perche' le piantine devono essere curate, innaffiate, controllate con regolarita'.
Ci sono moltissimi metodi per far nascere e crescere piantine indoor; descrivero' le tecniche piu' comuni e semplici; sono ormai ben collaudate e ... funzionano!
Occorre sempre tener presente che sono possibili un gran numero di variazioni sul tema; in particolare e' possibile riunire in un solo "ambiente" germinazione e prime fasi della crescita.
Occorre prima di tutto distinguere chiaramente alcuni momenti diversi che richiedono diverse impostazioni; la germinazione, le primissime fasi della crescita, il primo rinvaso e le fasi successive di crescita.
La germinazione dei semi richiede calore e umidita'; la luce non e' necessaria.
E' opportuno pre-trattare i semi sia per disinfettarli da funghi, batteri e virus esterni che per ammorbidire l'involucro esterno.
Il metodo piu' semplice e' l'immersione per 5-10 minuti in una soluzione 0,5% di varecchina o candeggina (ipoclorito di sodio); poiche' la candeggina commerciale ha normalmente una concentrazione di ipoclorito di sodio del 5%, si devono utilizzare 9 parti di acqua e 1 parte di candeggina.
Dopo il trattamento i semi devono essere accuratamente sciacquati con acqua fredda.
E' possibile utilizzare una grande varieta' di supporti per far germinare i semi; i semi possono essere interrati direttamente o fatti germinare e poi interrati in un secondo momento.
Per la semina in terriccio e' preferibile utilizzare un terriccio specifico per semina, di ottima qualita' e a grana fine; poiche' la quantita' necessaria e' minima, non ha senso risparmiare su questo componente.
Se non si trova terriccio per semina, si puo' almeno setacciare il terriccio universale per eliminare le impurita' piu' grossolane.
Senz'altro sconsigliata la terra di campo, troppo compatta e quasi sicuramente infestata di funghi, nematodi e altri patogeni.
Come contenitori si possono utilizzare vari tipi di supporti professionali (contenitori alveolati, vaschette a 6-8 posizioni ecc), ma la scelta piu' semplice e' costituita da normali bicchierini da caffe'.
I bicchierini devono essere forati sul fondo per permettere la fuoriuscita dell'acqua in eccesso (e, come vedremo, anche l'ingresso dell'acqua di irrigazione in certe tecniche).
Il metodo piu' rapido per forare i bicchierini e' utilizzare un taglierino affilato per tagliare sul bordo inferiore 3 o 4 piccole porzioni di materiale (indicativamente 1x0.5 cm).
Considerando il costo minimo, e' sempre preferibile utilizzare bicchierini nuovi.
I semi devono essere interrati poco profondamente; la regola classica e' "profondo quanto il diametro del seme", ma qualche mm in piu' non e' un problema ... certo 2 cm sono sicuramente troppi!
Una maggior profondita' richiede tempi piu' lunghi per la nascita, ma riduce il rischio che i cotiledoni rimangano incastrati nel seme.
Una tecnica piu' professionale consiste nell'appoggiare il seme sulla superficie del terriccio e coprire con uno strato di un paio di mm di "vermiculite", un inerte che ha la proprieta' di trattenere l'umidita' e non opporre alcuna resistenza all'emersione del germoglio; questa tecnica e' ottima per semi commerciali con grande vigore germinativo, ma puo' essere controproducente per semi poco vitali perche' aumenta la possibilita' di nascite con seme incastrato.
Il terriccio va ben bagnato inizialmente e poi mantenuto costantemente umido, senza esagerare.
E' una buona idea coprire i bicchierini con una pellicola trasparente o riporli in un ambiente chiuso, in modo da ridurre l'evaporazione e provocare un effetto condensa che mantiene umido il terriccio.
Spesso si vedono piccole piantine in bicchierini riempiti di terra a meta'; non c'e' alcun motivo per non sfruttare tutto il volume disponibile e un po' di terra in piu' consente di far raggiungere alla piantina dimensioni maggiori prima di effettuare il primo rinvaso.
E' possibile interrare piu' semi per bicchierino, ma occorre poi essere pronti a sopprimere le piantine in eccesso su ciascun bicchierino o affrontare il difficile compito di separarle ...
Se non ci sono reali problemi di spazio e' preferibile utilizzare un bicchierino per ogni seme; l'alternativa e' utilizzare la germinazione su vari supporti, metodo descritto in seguito.
La temperatura ideale e' tra 25 e 30°C, non di piu'.
Un calo notturno delle temperature e' positivo e facilita la germinazione di semi ostici.
Per fornire calore, ogni metodo e' valido; si possono piazzare i bicchierini in un contenitore sopra o sotto un termosifone, sopra il frigo, sopra un router o un video, in un piccolo bagno particolarmente caldo ...
L'importante e' testare prima le temperature per essere sicuri che non ci siano picchi che potrebbero danneggiare i semi.
Se si devono far germinare molti semi, e' senz'altro preferibile un approccio professionale.
La soluzione ottimale e' un "letto caldo" che si puo' ottenere con uno strato di sabbia (sterilizzata), un cavo riscaldante (come quelli usati in acquari o rettilari), un termostato che ne controlla il funzionamento e un termometro min-max di controllo.
Sia il termostato che il termometro di controllo devono essere muniti di sondino per misurare la temperatura "nel" terriccio (in bicchierini di controllo, senza semi).
Il tutto puo' essere sistemato in una scatola di plastica con coperchio o struttura equivalente.
Nella foto, il germinatoio (o germ-box) che utilizzo; una "scatola" di circa 160x65 cm, alta circa 12 cm (l'altezza minima rende piu' semplice riscaldarla), con due cavi riscaldanti sul fondo coperti di sabbia.
La struttura e' chiusa superiormente con fogli di polistirolo accostati per impedire la dispersione del calore e umidita'.
Un termostato garantisce il mantenimento della temperatura desiderata accendendo e spegnendo i cavi riscaldanti.
Tra i due parametri temperatura e umidita', il secondo e' quello piu' critico; una riduzione della temperatura puo' allungare i tempi di germinazione, ma l'improvvisa essicazione del terriccio dopo che il seme ha iniziato il processo di germinazione puo' essere fatale.
In questa fase non c'e' alcun bisogno di concimare il terreno (neanche nelle fasi successive, a dire il vero; ne riparliamo ... tra un paio di mesi! )
L'alternativa alla semina in terriccio e' la germinazione su un opportuno substrato (scottex, lana di roccia o simili) mantenuto sempre umido e alla temperatura adatta.
Questa tecnica e' utile soprattutto quando si devono far germinare semi di difficile germinazione, per esempio di specie selvatiche.
La bassa percentuale di germinazioni e i tempi lunghi (a volte lunghissimi) richiedono l'utilizzo di un gran numero di semi (se disponibili) e un substrato dove i semi possano mantenersi integri a lungo senza rischio di marcire.
Queste esigenze sconsigliano la semina in terriccio perche' alla lunga il seme puo' marcire ed e' piu' soggetto all'attacco di patogeni (funghi, larve di sciaridi ecc)
Inoltre la semina di molti semi uguali, un singolo seme per ogni bicchierino, richiede molto spazio.
L'utilizzo di un substrato adatto permette di mantenere in condizioni adatte alla germinazione un gran numero di semi in pochissimo spazio; si possono poi interrare i primi germinati.
Naturalmente occorre avere il coraggio di buttare i semi di ciascuna varieta' non ancora germinati ( ) quando i primi sono gia' interrati (o nati), altrimenti ci si ritrova inevitabilmente con troppe piante ...
Un altro vantaggio della tecnica e' che uno spazio ristretto puo' essere mantenuto piu' facilmente alla temperatura e umidita' ottimali.
Considerando che prima o poi i semi germinati devono essere interrati e occorre mantenere i bicchierini con terriccio nelle condizioni adatte di temperatura e umidita', sistemare su scottex o lana di roccia tanti semi quante sono le piantine che poi si vogliono coltivare ha poco senso; tanto vale piantare gli stessi semi subito in terriccio, risparmiando un po' di lavoro.
Il substrato migliore per la germinazione e' la lana di roccia (rockwool) perche' sterile e inalterabile nel tempo.
E' disponibile in cubetti di varie dimensioni o lastre piu' grandi da tagliare (meglio tagliarle da bagnate e possibilmente utilizzare una mascherina; le fibre possono essere inalate e risultare irritanti).
Si possono sistemare un gran numero di semi della stessa varieta' sulla superficie di un singolo cubetto di rockwool.
Una soluzione pratica e' utilizzare scatoline di plastica con scomparti e coperchio, come quelle che si utilizzano per la minuteria; si possono acquistare per pochi euro in qualsiasi centro per il fai-da-te.
In ogni scomparto trova posto un cubetto di rockwool di dimensione adatta, pronto ad ospitare i semi di una varieta'.
Il coperchio mantiene all'interno umidita' e calore.
La lana di roccia puo' essere utilizzata non solo per la germinazione, ma anche per le prime fasi della crescita perche' la sua porosita' offre un ambiente ideale per lo sviluppo delle radici; e' un ottimo supporto anche per le talee.
Il cubetto puo' poi essere interrato insieme alla piantina.
Questo utilizzo comporta tuttavia l'uso di un cubetto per ciascun singolo seme e non presenta quindi grande risparmio di spazio rispetto alla semina in terriccio.
Un altro substrato molto utilizzato e' lo scottex.
Occorre scegliere un tipo che sia piuttosto resistente una volta inumidito.
Con lo scottex ripiegato piu' volte si possono creare tanti piccoli rettangolini da utilizzare come supporto per i semi; i semi possono essere appoggiati in superficie o chiusi tra due strati.
I rettangolini si possono posizionare negli scomparti di una scatolina per minuteria, su un sottovaso (avendo cura di mantenerli ben distinti), uno per uno in una bustina di plastica ecc.
Lo scottex ha una durata molto inferiore alla lana di roccia; alla lunga tende a marcire oppure a non assorbire piu' acqua.
In generale, per le comuni specie e varieta' coltivate, la germinazione avviene molto prima che il substrato inizi a degradarsi, ma per specie wild occorre mettere in conto tempi lunghi; attese dell'ordine di uno o due mesi sono comuni, ma in casi eccezionali si possono ottenere nascite anche dopo tempi molto maggiori; in un caso e' stata registrata una germinazione in rockwool dopo 570 (!) giorni.
Altri substrati utilizzabili, ma meno adatti, sono la carta igienica e il cotone (in particolare i dischetti utilizzati per rimuovere il trucco).
La carta igienica si degrada troppo facilmente.
Il cotone ha il difetto che i peli radicali tendono ad incastrarsi nelle sue fibre e diventa difficile separare il seme germinato dal substrato; in alcuni casi e' necessario interrare seme e parte del substrato insieme.
L'utilizzo di scatoline (p.es. portaminuterie) con semi all'interno di un germ-box piu' grande richiede un doppio controllo della temperatura, nel germ-box (con sonda nel terriccio di un bicchierino) e dentro una scatolina, per essere sicuri che la scatolina non sia sottoposta a picchi di temperatura troppo elevate, oltre il limite consigliato (>30°C).
Per inserire la sonda in una scatolina portautensili e' sufficiente praticare una piccola tacca per far passare il filo in corrispondenza del meccanismo di chiusura.
Occorre controllare almeno una volta al giorno i semi; quando si vede spuntare la radichetta, occorre interrarli, prestando attenzione a non danneggiare la radichetta.
Da quel momento in poi valgono le stesse considerazioni gia' esposte per la semina in terriccio, con la differenza che il seme e' gia' germinato e c'e' quasi la certezza di veder emergere il germoglio entro breve tempo (2-3 giorni).
E' possibile aspettare a interrare i semi, ma non c'e' alcun vantaggio pratico; aumenta solo il rischio di danneggiare la radichetta, sempre piu' lunga.
Naturalmente le due tecniche, semina in terriccio o germinazione su altro substrato e successivo interramento, possono essere utilizzate insieme, secondo le proprie esigenze, per esempio semina in terriccio per le specie che normalmente germinano con facilita' e germinazione in rockwool per quelle difficili.
Alla fine il seme e' nel terriccio, in ambiente caldo e umido ... non resta che aspettare .
Questo e' sempre un momento di grande ansia per un neo-coltivatore ... e anche per i veterani!
Non occorre aver fretta; anche se si sono registrati casi eccezionali di nascite entro le 24 ore, in genere le specie/varieta' piu' veloci (C.Annuum, C.Baccatum) iniziano ad apparire dopo 3-4 giorni e il picco di nascite e' dopo 9-10 giorni.
Si sono tuttavia verificati casi (senza cause evidenti) di nascite molto rallentate, addirittura nessuna nascita per 8-10 giorni ...
Insomma, un po' di pazienza e' necessaria ...
Ogni nuova nascita e' un momento magico, anche se si sono visti spuntare ormai migliaia di uncini
Per chi non ha mai visto una piantina di peppers spuntare dal terriccio: non aspettatevi di veder spuntare ... le foglie
I peppers, come molte altre specie vegetali, immergono la radichetta nel terriccio verso il basso e fanno emergere dal terreno la parte mediana del piccolo fusticino; ad un certo momento radice e seme (dove sono ancora contenuti i cotiledoni) sono ancora nel terriccio, mentre parte del fusto e' emersa in superficie; dall'esterno si vede spuntare un "archetto" o uncino.
Poi il fusticino si raddrizza e trascina in superficie i cotiledoni (simili a due foglioline) lasciando l'involucro del seme ormai vuoto nel terriccio.
Non sono rari casi di piantine nate con un solo cotiledone, due cotiledoni fusi insieme o anche tre cotiledoni; piuttosto rari invece i casi di 4 cotiledoni.
Non sono rari, purtroppo, nemmeno i casi in cui i cotiledoni rimangono incastrati nel seme.
In alcuni casi il seme non riesce a emergere dal terreno e la piantina rimane bloccata nella posizione a uncino; questa situazione deve essere rilevata e risolta subito!
Se un uncino rimane tale per piu' di un giorno, occorre "cercare" delicatamente il seme nel terriccio e liberarlo.
Se invece, come succede quasi sempre, l'uncino si raddrizza e trascina il seme in superficie occorre controllare la situazione e, se necessario, intervenire per togliere il seme e liberare i cotiledoni.
In generale e' conveniente aspettare e bagnare ripetutamente il seme (lasciando una goccia proprio intorno al seme) in modo da ammorbidirlo.
Spesso i cotiledoni riescono a liberarsi da soli; in caso contrario, entro un paio di giorni al massimo occorre togliere il seme manualmente.
E' un'operazione piu' o meno semplice a seconda della "durezza" dell'involucro del seme e della rarita' della specie ... togliere un seme incastrato da un C.Lanceolatum (che tra l'altro nasce piccolissimo e ha un seme di dimensioni microscopiche) e' un bel problema anche per un coltivatore esperto ...
sono utili pinzette, bisturi, ago e soprattutto ... mano ferma e tanta pazienza
Se qualcosa va storto, non c'e' da preoccuparsi troppo ... le piantine possono sopravvivere anche con una piccola porzione di un solo cotiledone,anche solo 1 mm; solo se i cotiledoni sono del tutto assenti, la piantina e' condannata (anche se puo' rimanere viva, ma senza emettere foglie, per moltissimo tempo).
Dopo la nascita le piantine hanno un'esigenza primaria: la LUCE .
La temperatura e' meno importante, l'umidita' deve essere adeguata, ma il fattore critico e' la luce ... le piantine ne sono "ingorde", non basta mai!
Se la luce non e' adeguata le piantine "filano", cioe' si allungano pur rimanendo esili e pallide per cercare la luce ...
viceversa se la luce e' sufficiente, le piantine rimangono compatte, il fusto assume spesso un colore violaceo e subito inizia l'emissione di nuove foglioline (generalmente a coppie).
L'argomento luce e' piuttosto complesso, ci sono molti tipi di illuminazione validi, dai semplici tubi neon alle Envirolites, dalle lampade HPS, alle lampade a basso consumo, alle tecniche del futuro come i LED ...
Semplici neon daylight sono comunque sufficienti, soprattutto se utilizzati in un ambiente con discreta luminosita' naturale.
La temperatura di colore ideale e' 6400°K (neon con sigle 765 o 865).
Spesso si vedono light-box particolarmente complessi, generalmente ambienti chiusi con termostati per il controllo della temperatura, ventole per il ricambio d'aria ecc.
Tutto cio' e' utile, ma non necessario.
In realta' il semplice fatto di tenere le piantine vicine ai neon fornisce automaticamente il calore necessario (anche troppo!).
Sono quindi sufficienti normali scaffali aperti su cui sistemare piantine (sui ripiani) e neon (sotto i ripiani superiori).
Un ambiente chiuso (tipo cassa) e' necessario solo se la coltivazione avviene in un ambiente freddo (per esempio un garage).
All'interno di una abitazione la temperatura a 10 cm dai neon raggiunge facilmente 30-35°C e il problema e' semmai "raffreddare" l'ambiente.
Utilizzando tubi neon le piantine possono essere posizionate a 8-10 cm dai neon; e' opportuno misurare la temperatura all'altezza delle foglie e aumentare la distanza se la temperatura cresce troppo.
Le piantine sono comunque molto tolleranti; al massimo si possono notare accumuli di pigmentazione (equivalenti alla nostra abbronzatura) sulle foglie.
Non bisogna risparmiare sull'illuminazione; negli scaffali che uso per ogni ripiano da circa 70x170 cm ci sono 6 neon da 150cm 58W.
La luce sembra "abbagliante", ma la misurazione con luxmetro rileva picchi massimi di 20.000 lux, l'equivalente della luminosita' all'aperto in una giornata nuvolosa in primavera!
Allontanandosi anche solo di pochi cm si rilevano valori ben inferiori, circa 5.000 lux (la luminosita' decresce in funzione del quadrato della distanza, cioe' molto rapidamente).
In primavera all'aperto in pieno sole a mezzogiorno si possono rilevare facilmente 120.000 lux ... il sole e' davvero ben altra cosa!
Ci sono molte opinioni sulla durata dei cicli di illuminazione e buio.
Indicativamente 14-16 ore di luce e 10-8 ore di buio sembrano la soluzione ottimale.
Anche l'umidita' e' importante per le giovani piantine.
Occorre mantenere il terriccio sempre umido, ma evitare eccessi.
Il sistema piu' veloce per innaffiare e' "dal basso"; si possono sistemare i bicchierini in sottovasi e versare acqua negli stessi, tanta quanta le piante sono in grado di assorbire in pochi minuti.
Solo a titolo indicativo, una quantita' di acqua adeguata potrebbe essere 150 cc per un sottovaso contenente 20 bicchierini, una volta al giorno.
Uno svantaggio del metodo e' che in caso di patologie, l'acqua puo' veicolarle da una pianta all'altra.
La somministrazione di acqua "dall'alto" e' piu' lenta, ma consente di personalizzare la dose di acqua per ciascuna piantina, in base alle dimensioni ed esigenze.
Indicativamente per un bicchierino da caffe' la dose giornaliera e' 5-8 ml, ma puo' variare molto in funzioni delle condizioni ambientali.
E' utile ogni tanto soppesare i bicchierini per capire se sono saturi d'acqua o meno.
Il pericolo, in caso di sovrairrigazione, e' la comparsa di malattie fungine; Phytophtora e Phytium (marciume del colletto) possono decimare una coltivazione in pochi giorni
E' necessario essere sempre all'erta per isolare o eliminare le piantine eventualmente malate.
Il sintomo tipico delle temibili patologie fungine e' un restringimento della base del fusto seguito dalla caduta della piantina ancora verde; con questi sintomi, la morte e' inevitabile.
In ambienti critici, molto umidi e con scarso ricambio d'aria, puo' essere utile un trattamento preventivo con un fungicida (propamocarb, fosetil alluminio o altri principi attivi simili).
Anche le batteriosi sono un pericolo in queste fasi dello sviluppo; generalmente si manifestano come macchie scure ai bordi delle foglioline; in seguito si seccano, ma le foglie colpite possono cadere.
Questo tipo di problema non e' letale, ma al primo apparire e' opportuno un trattamento con rame (in dosi ridotte).
Attenzione! Alcune varieta' wild potrebbero non gradire il trattamento (sicuramente il C.Lanceolatum).
Se tutto procede bene, le piantine crescono sane e forti e in breve tempo (20-30 giorni) emettono 8-10 foglie vere (oltre ai cotiledoni) e magari anche getti laterali (come la piantina nella foto).
A questo punto il bicchierino da caffe' e' troppo piccolo; le radici lo invadono interamente e iniziano a uscire dai fori sul fondo.
E' il momento del rinvaso!
... ma questo e' l'argomento per un altro articolo ...