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Montagne

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Una grande passione

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Adrenalina

La mia passione per i peppers e' recente, ma due altre grandi passioni mi accompagnano da tanti anni, gli scacchi e le montagne.   Un filo conduttore comune lega questi miei interessi: la ricerca di esperienze "forti", il livello di adrenalina sempre alle stelle ... L'assaggio di un ultra-hot dona sensazioni non molto diverse dal finale di una partita a scacchi (di torneo) quando magari il tempo sta per esaurirsi e tutto si gioca sul filo dei secondi e sulla velocita' di riflessione ... Vi risparmio comunque le mie esperienze scacchistiche perche' viste dall'esterno e da non esperti sono veramente noiosissime ...   La passione per le montagne invece puo' essere un buon argomento su cui raccontare e si presta a realizzare e pubblicare foto interessanti.   Ho iniziato ad andar per montagne giovanissimo; poi la naturale evoluzione e' stata l'arrampicata su roccia e ghiaccio che mi ha impegnato tra i 18 e i 25 anni ... purtroppo di quegli anni non ho praticamente alcuna foto (le macchine digitali non c'erano ancora e comunque non sono mai stato appassionato di fotografia).   Dopo una lunga pausa (matrimonio, figlia, attivita' in proprio ...) durante la quale mi sono limitato a lunghe passeggiate, ho ripreso con impegno. Non arrampico piu', ma mi diverto a inventare escursioni lunghe e impegnative o a percorrere le piu' belle vie ferrate delle Dolomiti e della zona del Garda. Spesso vado da solo, a volte con mia figlia e mio nipote. Nonostante l'eta' (ora posso dire che vado per i 50) cerco di tenermi in forma (tre corse a settimana, palestra).   Mi piace muovermi sulle montagne in liberta', sempre leggero e possibilmente veloce (ma le pause di contemplazione non mancano mai).   Adesso basta con le chiacchere. Ogni nuova pagina sara' dedicata ad una specifica ferrata o escursione; ogni tanto un "intervallo" con mie riflessioni generale sulle mie esperienze.  

PepperAdmin

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Ferrata Biasin

Questo blog non puo' che iniziare con la mia prima ferrata, sulle montagne di "casa".   Il gruppo del Carega (termine che in dialetto veneto significa "sedia") e' situato al termine della Val d'Illasi (all'imbocco della quale si trova il paese dove vivo).   Nonostante la bassa quota, il gruppo e' molto vasto, complesso e articolato; guglie, creste, canaloni ... pian piano cerchero' di descriverlo tutto ... lo percorro in lungo e in largo da almeno 35 anni e posso ben dire di conoscerlo come le mie tasche. La roccia e' molto simile alla dolomia, infatti il gruppo e' noto anche come "Piccole Dolomiti"; come le piu' illustri cime dolomitiche, le pareti cambiano tonalita' di colore a seconda dell'ora del giorno e della luce solare.   La ferrata "G.Biasin" e' molto famosa e anche temuta per la grande esposizione (cioe' per la verticalita' e il senso di "vuoto" che puo' provocare). Per me tuttavia e' ormai poco piu' di un sentiero; avevo 14 anni quando l'ho salita la prima volta, da solo e senza alcuna attrezzatura (incoscienza da adolescente) e da allora l'avro' salita almeno 50 volte e in tutti i modi possibili (anche con un braccio ingessato).   Poiche' e' molto vicina a dove si lascia l'auto (15 minuti a piedi), spesso la salita della ferrata e' la degna conclusione al termine di una escursione sui numerosi sentieri del gruppo.   Tecnicamente la ferrata e' breve (100 m di dislivello) e relativamente semplice perche' oltre al classico cavo d'acciaio sono presenti moltissimi pioli e staffe metalliche ... e' un po' come salire una scala.   Certo la verticalita' e' assoluta (anzi complessivamente la parete e' leggermente strapiombante) e alcuni passaggi sono piuttosto atletici (soprattutto all'inizio). Percorrerla e' sempre divertente e stimolante.   Purtroppo non ho foto recenti della parete, tutte quelle che ho sono stampate e non su supporto digitale; rimediero' appena possibile (cioe' alla prossima escursione). Le foto sono relative ad una salita effettuata con mia figlia Chiara.         Al termine della salita e' possibile continuare sul sentiero detto "delle creste" ... penso che dalle foto si intuisca il motivo.     Il sentiero conduce direttamente alla Cima Carega, il punto piu' alto del gruppo (2259 m) dove si trova anche il Rifugio Fraccaroli.  

PepperAdmin

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Che Guevara

Il monte Casale si trova nella valle del Sarca, a nord della punta del lago di Garda e in prossimita' del lago e castello di Toblino.   La parete e' immensa, un catino di bianco calcare alto 1 km e largo 1,5 km.   Non e' un monte molto famoso, ma suscita in me ricordi particolari ... Tra Natale e capodanno 1980 ho salito su questa parete (nel settore destro, piu' verticale e impegnativo) una lunghissima via aperta negli anni '30 e mai ripetuta; a causa della brevita' delle giornate invernali la salita ha richiesto due giorni, con una interminabile notte fermi in parete (dalle 17 alle 7 del mattino successivo). Una vera avventura! Peccato che proprio negli ultimi 50 m la stanchezza e la ormai scarsa concentrazione mi abbiano giocato un brutto scherzo; un attimo di disattenzione e ... yahoooooo! un bel volo di circa 25 metri (l'unico della mia carriera) . Nessuna conseguenza grave, ma contusioni ed escoriazioni un po' dappertutto e una caviglia fuori uso che ha reso molto problematico il rientro. (tra parentesi dopo una decina di giorni dovevo partire per il servizio militare; grazie a questa storia sono riuscito a trascorrerne una buona parte in convalescenza; non tutto il male vien per nuocere ).   Ora il settore sinistro della parete e' percorso da una via ferrata denominata "Che Guevara". Non e' difficile, ma lunghissima e con un rientro ancora piu' lungo e veramente impegnativo.   Ecco qualche foto relativa ad una salita con mio nipote e mia figlia.   La giornata non prometteva gran che ... peccato per le foto panoramiche (impresentabili), ma tutto sommato una fortuna per la salita; in un'altra circostanza l'ho salita in agosto in pieno sole ... un deserto verticale abbacinante ...       Una vista d'insieme (come dicevo, impresentabile , ma da l'idea delle dimensioni)       Gli eroi all'attacco della prima corda fissa (a sinistra mio nipote Enrico, realizzatore pratico di molte mie idee per la coltivazione dei peppers)       Momenti della salita           Ancora uno sguardo verso il settore piu' "alpinistico"       La discesa inizia con un sentiero nel bosco cosi' ripido che e' stato parzialmente attrezzato con una corda d'acciaio (primo e unico esempio di "ferrata" su alberi e fango che mi sia capitato di vedere). Con una leggera pioggerellina, nubi, nebbia e una luce irreale sembrava un girone dantesco ...   Tre lunghissime ore dal piccolo "dente" che di vede al centro della foto fino al termine della discesa.     Tutto sommato, una bella giornata!

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Mito

Tra i molti "top climbers" attivi nei primi anni '80 uno tra tutti merita in particolar modo di essere ricordato: Patrick Edlinger.   In quegli anni era per me un vero mito. Il suo stile fluido anche nei passaggi piu' difficili e' un modello ancora oggi.   I numerosi film di arrampicata di cui e' protagonista sono interessanti per la difficolta' delle vie, lo stile con cui sono superate e anche per le tecniche cinematografiche sicuramente innovative all'epoca.   Ecco alcuni esempi ... (la qualita' non e' eccellente, si tratta di film di oltre 25 anni fa)   Una spettacolare salita "solo" nello stile piu' perfetto ... niente corda ... via anche le scarpe! http://it.youtube.com/watch?v=dRSRsO9QbQc&...feature=related   Un film vero e proprio (in tre parti): Opera vertical http://it.youtube.com/watch?v=iQs3XMYDucs http://it.youtube.com/watch?v=QPbfqKFFuQs&...feature=related http://it.youtube.com/watch?v=T4tzXZXyBTM&...feature=related   Una parte di un altro film: La vie au boit des doigts (La vita sulla punta delle dita) http://it.youtube.com/watch?v=HzIo2IleE-c&...feature=related   Per finire, un po' di allenamento ... http://it.youtube.com/watch?v=rX1xBJgCpeo&...feature=related   Non sono particolarmente adatto per giudicare, ma a occhio e croce direi che anche le dolci fanciulle per nulla interessate all'arrampicata potrebbero trovare piacevoli questi filmati, soprattutto l'ultimo ...

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Hintergrat

Agosto 1977 ... Appena conclusi felicemente gli esami di maturita', con alcuni amici progettai una traversata del gruppo dell'Ortles-Cevedale da Pejo a Solda, con l'intento di toccare le cime principali rimanendo per molti giorni sempre sopra i 3000 m.   Le mie esperienze in montagna erano molto limitate, ma le montagne erano un mondo misterioso e affascinante che mi attirava irresistibilmente ... Non avevo ancora preso in considerazione l'arrampicata su roccia; le montagne che avevo in mente erano "nevose".   Tutto bene nei primi giorni della traversata; Vioz, Cevedale ... Brutto tempo invece nel giorno previsto per la via normale al Gran Zebru' ...   Nel pomeriggio mentre scendevamo dal rif.Casati verso il bivio per il rif.del Coston, alla nostra sinistra pian piano compariva sempre piu' impressionante la parete nord del Gran Zebru' ... devo aver camminato per km con lo sguardo fisso e la bocca aperta per la meraviglia. Quella parete sarebbe stata il mio sogno nel cassetto per quasi 10 anni ... ma questa e' un'altra storia e un altro capitolo del blog   La nostra meta per il giorno successivo era il Coston di dentro dell'Ortles (Hintergrat). Adesso, a distanza di tanti anni e con tanta esperienza, mi rendo conto di quanto temeraria fosse stata l'idea di salire quella via senza alcuna esperienza e con scarsa attrezzatura; tuttavia l'entusiamo era immenso e le capacita' fisiche al massimo (18 anni!) ... niente mi sembrava impossibile!   I miei 4 amici non erano pero' proprio dello stesso parere ... gia' la sera al rifugio, al cospetto di sua maesta' l'Ortles (3905 m), l'incertezza si insinuava nel gruppo. All'alba (per vie di questo tipo di parte alle 4) due erano cosi malandati (mal di schiena e dolori alla pancia) da dover rinunciare.   Gli altri due resistettero alcune ore su per il pendio nevoso (ora pietroso) che costituisce la prima parte della salita; poi, su un passaggio un po' piu' difficile, decisero che non sarebbero saliti un metro in piu' ...   Come ho gia' detto, quel giorno nulla avrebbe potuto fermarmi; credo sia stato uno dei giorni piu' "magici" della mia vita. Cosi', avendo visto che comunque c'era anche un'altra cordata in parete, una coppia di fidanzati tedeschi, lasciai ai due "amici" tutta l'attrezzatura e continuai da solo. In poco tempo raggiunsi i due tedeschi e un po' in inglese un po' a gesti chiesi se potevo unirmi a loro e utilizzare la loro corda nei punti piu' critici ... Il resto della salita e' scolpito per sempre nel mio cuore; la via e' veramente spettacolare, in certi tratti sembra di essere su una cresta himalayana! Il mio entusiasmo era irrefrenabile, semplicemente quel giorno "volavo". A mezzogiorno in punto il trio improvvisato raggiunse la vetta e verso le 17 il rifugio Payer sull'altro versante del monte. La' aspettavano i miei amici, ormai ristabiliti dai piccoli malanni; ricordo bene il loro sguardo invidioso, mi ha insegnato che a volte bisogna "osare".   Unico rammarico, non ho foto di quel periodo e non ho nemmeno foto digitali recenti di quei monti (solo stampate).   Queste le ho trovate in Internet, spero che i legittimi proprietari non se la prendano   Gran Zebru, Zebru e Ortles da sud   Una vista della Hintergrat (guardando indietro sul tratto appena percorso)     Cercando altre foto ho trovato un bel servizio fotografico completo sulla via; vale la pena visitarlo e ingrandire le splendide immagini: http://www.climberland.net/hintergrat/hintergrat_it.htm   Ci sono anche due spettacolari viste sulla nord del Gran Zebru ... durante l'ascesa dell'Hintergrat ero certo che un giorno l'avrei scalata, pero' ... il resto alla prossima puntata

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Vivere pericolosamente

Ho sempre ammirato chi sceglie di vivere "intensamente" e (le due cose sono spesso correlate) pericolosamente   So che e' difficile capire chi mette a rischio la propria vita per semplice "sport", ma in fondo la mettiamo in gioco ogni giorno semplicemente guidando un'auto e senza nemmeno avere "emozioni" in cambio.   Tra tutti quelli che hanno scelto l'adrenalina come costante compagna di vita, Dan Osman mi sembra uno dei piu' pazzi degli anni '90. Arrampicate senza corda, speed-climbing e salti di tutti i tipi legato ad una corda da arrampicata erano le sue specialita' ... nel '98 qualcosa ando' storto nell'ultimo salto ... (il penultimo era stato una interminabile caduta di oltre 300 m).   Questo filmato rende l'idea (vale la pena guardarlo tutto!) http://it.youtube.com/watch?v=viy9pWTGNys&...feature=related   Chissa' se amava anche assaggiare peperoncini super-hot

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Tepa Sport

Chi ha piu' di 40 anni ricordera' senz'altro le mitiche "scarpe da ginnastica" blu con la "V" bianca ...   La Tepa Sport era nata negli anni '50 ed era diventata famosa anche per le scarpe da calcio utilizzate da molti campioni negli anni 60-70; era poi sparita di scena nei primi anni 80, probabilmente messa fuori mercato dall'arrivo di marchi ben piu' potenti ... Con una semplice ricerca online si puo' verificare quanta nostalgia ci sia ancora per quelle scarpe (e quel periodo) ...   E' recente la notizia di un tentativo di far rivivere il marchio. Un tentativo simile si era gia' verificato nel 2001, ma era poi finito nel nulla ... In quell'anno la rinata Tepa Sport aveva indetto una specie di "concorso" online per assegnare mensilmente un paio di scarpe a chi avesse inviato le piu' belle foto d'epoca in qualsiasi modo collegate alle mitiche scarpe.   Ecco le foto ed il breve testo accompagnatorio che avevo inviato nell'agosto 2001; mi avevano fruttato un bel paio di scarpe Tepa "originali" nuove di zecca . Le foto sono state scannerizzate dagli originali su carta, la qualita' e' quel che e'; naturalmente sono state scelte piu' per la visibilita' delle scarpe che per motivi estetici ...           Come si vede, alla fine c'e' un legame con l'argomento del blog. Un po' di nostalgia e' inevitabile guardando queste foto di quasi 30 anni fa ... (sigh )

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Ferrata G.Costantini

La ferrata Costantini, sulla cima Moiazza sud nel gruppo del Civetta, e' unanimemente considerata la ferrata piu' completa delle Dolomiti, l'universita' per i ferratisti.   Non ci sono singoli passaggi particolarmente difficili (anche il famoso passaggio chiave e' molto piu' semplice di altri passaggi su varie altre ferrate), ma la lunghezza e' veramente esagerata e la difficolta' sempre sostenuta.   Nonostante una forma fisica ottimale, una giornata splendida e l'attrezzatura leggera, mi ci sono volute 8 ore piene per completare il giro (con partenza e rientro a Passo Duran). Ho tuttora un ricordo meraviglioso di quell'esperienza; spero di riuscire a trasmetterne almeno una minima parte a chi legge ...   ---   L'attacco e' relativamente vicino alla strada (meno di un'ora a piedi dal Passo Duran) e il rifugio proprio sotto la ferrata era chiuso per ristrutturazione (nel settembre 2005). In questi casi di solito arrivo sul posto la sera tardi e dormo in macchina (una station wagon, ci si sta comodi con materassino gonfiabile e sacco a pelo). La notte prima di un'avventura e' un momento magico di introspezione e concentrazione.     Al mattino presto la giornata promette bene     Il sole accarezza le rocce piu' in alto mentre ancora arrampico nell'ombra     Una vista d'insieme della parte centrale della prima parte della salita. In basso al centro c'e' il famoso passaggio chiave, un traverso con scarsi appoggi per i piedi in cui bisogna tirare un po' sulle braccia ... niente di particolare, anche se in generale e' molto temuto.     Una vista della vetta della Palazza Alta (Monte Pelsa), la cima coperta di mughi in primo piano; dall'altro lato una parete verticale di 1000 metri dove passa la ferrata Fiamme gialle (argomento di un prossimo capitolo). La foto e' praticamente speculare a quella che apre il primo capitolo di questo blog; in quel caso la foto era sul gruppo Civetta/Moiazza dalla cima della Palazza Alta.     Per un tempo interminabile si continua a salire per canali, camini, ripide paretine.     Poi la parete si apre ... a ben guardare in mezzo alla foto ci sono un paio di altri alpinisti ... gli unici che ho visto in tutta la giornata; le ferrate famose sono piuttosto frequentate (anche se difficili) ... potersele gustare in solitudine e' un valore aggiunto.     Alla fine si arriva in cima ...     ... alla prima parte. La cima della Moiazza e' infatti ancora lontana, proprio di fronte ... in mezzo un facile sentiero di cresta e poi ancora pareti ...     Lo sguardo spazia tutto intorno ... in primo piano l'imponente mole del Pelmo.     La discesa inizia con la famosa Cengia Angelini, una strada orizzontale in mezzo a pareti impressionanti     Poi si scende per un tempo interminabile lungo un canale sempre ben attrezzato ... ma la stanchezza inizia a farsi sentire.     Alla fine si chiude un anello completo passando vicino all'attacco della ferrata; c'e' il tempo per una foto d'insieme della prima parte       Ecco infine uno schema dell'intera ferrata (fonte www.paretiverticali.it)  

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Carega tour #1

Un intermezzo escursionistico ... un tour nella zona nord-ovest del gruppo del Carega, la mia montagna "di casa".   L'escursione si svolge in parte nella zona piu' selvaggia del gruppo, la' dove si incontrano solo rari esemplari di "lonewolf"   Risalendo la Val d'Illasi si arriva al paese di Giazza, antico centro dei "cimbri" (c'e' un interessante museo) e piu' su al rif.Revolto, 1350 m. Per una larga strada sterrata prima e poi per ripidi sentieri tra i prati si arriva rapidamente (dipende ...) al rif.Fraccaroli, 2250 m circa, appena sotto la cima principale del gruppo. Questo tratto e' sempre piuttosto affollato e, almeno nella prima parte, un po' noioso ...   Dal rif.Fraccaroli la vista verso il Pasubio e tutti i monti del Trentino-Alto Adige e' notevole.     Oltre il rif.Fraccaroli verso nord-ovest cambia tutto; pochi escursionisti nei pressi del rifugio, poi piu' nessuno ... scenari tipicamente alpini.   Alcuni grandi e ripidi vaj (canaloni) percorrono il versante nord del gruppo, verso la Vallarsa ... L'escursione scende per uno di questi vaj e risale da un'altro. Dopo essere saliti fino a 2250 m ci vuole una certa determinazione per scendere di nuovo fino a meno di 1000 m slm dall'altra parte del gruppo rispetto a casa.   Raggiungendo l'inizio del Vallon dei Cavai si passa davanti a quello che sara' il vajo percorso in salita, il Vajo Pisavaca (si, il senso del nome e' proprio quello che anche i non-veneti possono intuire ...) Si puo' vedere il sentiero che risale in stretta serpentina il ghiaione.     Ecco l'inizio del Vallon dei Cavai ... si scendeee!     Scendendo l'ambiente si fa piu' selvaggio ... qui ho incontrato un branco di una dozzina di camosci; purtroppo la macchina fotografica era nello zaino e questi splendidi animali sono molto veloci ... (ma in altre escursioni ho preso foto molto ravvicinate). Sullo sfondo la Vallarsa.     Una gola laterale rende l'idea del tipo di ambiente.     Ormai a bassa quota; la vegetazione e' quella tipica delle zone pietrose di media montagna, con prevalenza di salicacee.     Una strada asfaltata ?! E' un residuo degli anni 70, quando si pensava che si potesse/dovesse arrivare in auto dappertutto ... La strada doveva unire il rif.Campogrosso (nel vicentino) con l'abitato di Obra in Vallarsa, passando proprio sotto una delle zone piu' incontaminate del gruppo montuoso ... fortunatamente non e' mai stata completata ed e' chiusa ... permette di spostarsi facilmente da un vajo all'altro, "riposando" un po' le gambe prima della nuova salita ...     L'inizio del vajo Pisavaca; dalla roccia centrale spesso scende una cascatella d'acqua, da cui (con un po' di fantasia) il nome ...     Il vajo sale per 1200 m di dislivello senza compromessi (= dritto!). Pian piano la vegetazione cambia di nuovo e ancora i pini mughi diventano predominanti.     In alto il paesaggio diventa alpino; un bel circolo glaciale, con tanto di residuo nevoso al centro, nonostante fosse piena estate (2004).     Alle spalle, verso nord, il Pasubio, teatro di tante battaglie nella prima guerra mondiale.     Si intravede finalmente l'uscita ...     Il vajo Pisavaca dall'alto.     La giornata limpidissima regala una splendida vista sulla Lessinia (la zona di media montagna a nord di Verona) ... sullo sfondo si intravede anche la parte inferiore del Lago di Garda (distante almeno 50 km in linea d'aria).     Uno spuntino e un riposino e ... via per una nuova discesa, stavolta dalla parte "giusta" verso casa.     Un'escursione impegnativa (7 ore a ritmo andante con brio , oltre 2000 m di dislivello ), ma appagante ...   A presto per il Carega Tour numero #2, la complessa zona nord-est.

PepperAdmin

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"Volare" sul lago

No, non mi riferisco ad un volo in parapendio ... basta una in famiglia   Nella zona del Lago di Garda si puo' provare la sensazione di volare anche arrampicando su molte bellissime vie di roccia e su alcune splendide ferrate.   Tra le ferrate la piu' aerea e' sicuramente la "R.Pisetta" sul Dain Picol, proprio sopra l'abitato di Sarche e vicinissima al Lago di Toblino.   La Pisetta e' famosa (anzi famigerata) per la sua difficolta' ed esposizione; in molte guide e' indicata come la piu' difficile delle Dolomiti e/o delle Alpi e/o d'Europa. In realta' e' tecnicamente un po' inferiore alla Segata sul Dos d'Abram, ma e' molto piu' lunga (circa 400 m) e verticalissima.   L'ho salita varie volte, l'ultima insieme a mio nipote Enrico. Eccolo infatti nei primi metri, con l'espressione un po' stupita di chi "... questa non me l'aspettavo" La difficolta' e' subito molto elevata     Dopo qualche incertezza, la forza e la determinazione permettono di superare il difficile tratto iniziale con sicurezza     La vista sul vicino lago di Toblino e' mozzafiato ...     ... per non parlare di quella sulle case di Sarche in questo tratto la roccia sembra svanita sotto i piedi ...     Un'altra notevole caratteristica della zona e' la bellezza della roccia, un calcare bianco, rugoso e molto compatto su cui e' un vero piacere posare le mani ...     Nagalone soddisfatto alla conclusione della via     Da notare i guanti "alla moda" Pochi giorni prima mi ero spellato le mani sulla corda nuovissima e tagliente come un rasoio di un'altra ferrata (la relazione diceva "consigliato l'uso dei guanti"; perche'? boh ?!) Costretto a utilizzare i guanti e non possedendo quelli appositi (mai usati prima), non ho trovato di meglio di questo grazioso modello da giardinaggio   Al termine della ferrata ci si ritrova in un altopiano dove sorge il piccolo, graziosissimo paese di Ranzo, una vera oasi di pace dove si respira un'aria d'altri tempi ... Nell'insieme una escursione piacevole e stimolante, anche se preferisco l'ambiente dolomitico e la solitudine dell'alta montagna ...     Altre informazioni e foto qui: http://www.vieferrate.it/ferratapisetta.htm Questa foto in particolare rende bene l'idea: http://www.vieferrate.it/pisettatraverso.jpg Belle foto anche qui: http://www.horyinfo.cz/view.php?cisloclank...ta-rino-pisseta

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Ferrata sull'Ortles!

Quando si ha dimestichezza con un determinato argomento (in questo caso montagne, ferrate ecc) si tende ad adagiarsi nelle abitudini consolidate, a non tenersi piu' aggiornati ... e sfuggono notizie interessanti!   Cercando foto per questo blog ho scoperto che da qualche anno e' stata aperta una interessantissima ferrata sul gruppo dell'Ortles! La via ferrata Tabaretta supera il salto roccioso tra il rifugio Tabaretta e il rifugio Payer, un'ottima alternativa al lungo e tortuoso sentiero che unisce i due rifugi. Il dislivello e' circa 500m, la quota tra 2500 e 3000m. Lo scenario e' fantastico; la tetra e repulsiva parete nord dell'Ortles e' proprio di fronte, la vetta dell'Ortles incombe, il Gran Zebru' e' appena piu' in la' ... tutto intorno montagne innevate ... la bellissima conca che contiene l'abitato di Solda la' in fondo, 1000 m piu' in basso.   http://www.tabaretta.com/tabarettahuette/it/klettersteig.php http://users.south-tyrolean.net/seilschaft...ettaortles.html   Conosco bene il posto; scoprire che qui esiste una ferrata, per giunta molto difficile e relativamente poco frequentata (cosi' sembra) e' una piacevolissima sorpresa.   Stavo giusto meditando su dove trascorrere le brevi ferie in agosto ... ora non ho piu' dubbi: ancora una volta a Solda! Detto-fatto ... albergo gia' prenotato ... non resta che tenersi in forma e sperare in un periodo di bel tempo. Magari, se trovo un occasionale compagno sul posto, riesco anche a ripetere la salita dell'Hintergrat (a causa del rientro sul ghiacciaio crepacciato non e' consigliabile una salita solitaria); sarebbe perfetto.   Solda e dintorni offrono comunque un ambiente piacevolissimo anche per escursioni meno impegnative o semplici passeggiate; sentieri nei boschi, malghe isolate dove e' possibile assaggiare formaggi, speck e l'immancabile strudel .... mmmm, non vedo l'ora   Unico rimpianto, dovro' stare pochi giorni lontano dai peppers

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Dall'altra parte del cielo

Ancora una parentesi sull'evoluzione dell'arrampicata sportiva ...   Si possono trovare in rete molti filmati su salite di elevata difficolta', ma e' difficile scegliere qualcosa di veramente emblematico, che renda l'idea anche ai profani di questo sport affascinante.   Questa realizzazione mi sembra si stacchi dalle altre per l'estrema atleticita' che la via richiede e per alcuni movimenti veramente spettacolari ... non perdetevi la giravolta alla Nureyev sotto lo strapiombo, appeso solo a due-tre dita ... (al minuto 2:35)   De l'autre coté du Ciel 9a Fred Rouhling http://it.youtube.com/watch?v=F6Dp6wbkaF8

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Catherine

In attesa di trovare il tempo per scrivere ancora qualcosa sulle mie modeste salite (magari Carega tour #2) vi segnalo questo piacevolissimo video.   Molto interessanti la roccia (arenaria), l'ambiente (Utah) e la tecniche necessarie (dulfer, incastro mani-piedi in fessura). Molto brava ed elegante la protagonista Catherine Destivelle, un mito (al femminile) per la mia generazione ... un vero piacere (in tutti i sensi) vederla arrampicare ...   http://it.youtube.com/watch?v=nGNfeVAGxPY&...feature=related   Il primo commento e' perfetto: "poesia in movimento"   NB. Il filmato e' stato cancellato da youtube; ne rimane una piccola parte ... http://it.youtube.com/watch?v=TspEapvPrwI

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Stella Alpina

La via ferrata Stella Alpina raggiunge la vetta dell'Agner (2871m) ed e' una delle grandi classiche delle Dolomiti; non particolarmente difficile, ma lunga, in ambiente severo e con un rientro complicato.   Dal piacevole paese di Frassene' una seggiovia consente di raggiungere facilmente il Rif.Scarpa; gia' l'Agner domina il paesaggio.     Avvicinandosi al rifugio, l'ambiente si rivela maestoso e solare     Ho salito la prima parte della ferrata cosi' concentrato da dimenticarmi completamente di scattare foto ... Qui siamo gia' al termine delle difficolta', al bivacco Biasin; Giancarlo Biasin, leggendario e fortissimo arrampicatore dei primi anni 60 (morto nel 64 sul Sass Maor) e' nato e vissuto a 5 km da casa mia ... In fondo si vede l'abitato di Frassene'     La vetta e' ormai a portata di mano     La vista dalla vetta e' spettacolare.   Il Civetta     Questa foto riunisce idealmente tre altre mie salite, la Palazza Alta (sulle rocce in basso a sinistra), La Costantini (in alto a destra) e la ferrata degli Alleghesi (sulla cima principale, al centro).     La Pale di S.Lucano       Questa volta non ero solo sulla ferrata e in vetta ... anche i camosci hanno i loro misteriosi sentieri e non disdegnano di visitare la cima.     La discesa e' molto complessa, un sentiero che percorre un ripidissimo canale (al centro, tra luce e ombra) e che richiede un'attenzione continua per un paio d'ore (nell'estate 2008 si e' verificato un incidente mortale in questo tratto). E' possibile una discesa alternativa piu' facile, ma molto piu' lunga.     Si costeggia la parete salita al mattino     Un altro incontro (posto affollato!); questa femmina (munita di radiocollare) e' chiaramente incinta; si e' lasciata fotografare tranquillamente per poi allontanarsi piano piano ... forse consapevole che la piccola paretina di un paio di m che ci separava era insuperabile in tempi rapidi per un misero scalatore umano     Qui si vede meglio, ma ... il soggetto si e' mosso all'ultimo instante       Verso il rifugio, al termine di un'altra splendida giornata ...  

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Civetta

Il Civetta e' una delle vette piu' note delle Dolomiti, raggiungibile solo tramite difficili vie di roccia o impegnative ferrate, la via ferrata degli Alleghesi e la Tissi.   Il mio obiettivo era salire la prima e scendere la seconda, ma poiche' sono salito in scarpette da trail running (come mia abitudine, odio gli scarponi e il modo innaturale di muoversi a cui costringono), un po' di neve inattesa sul versante da cui sarei dovuto scendere mi ha costretto a cambiare i piani e a percorrere la Alleghesi anche in discesa ... In tutto quasi 2 km di ferrata, una salita/discesa interminabile!   Ecco il mio racconto fotografico:   Alla partenza c'e' solo l'imbarazzo della scelta su dove andare ... questo e' il Pelmo, altrettanto affascinante     L'ambiente e' severo, il tempo un po' incerto ...     Salendo ...         La vetta! (3220 m)     Un occasionale compagno (a destra) ... piu' interessato alle briciole del mio panino che al dialogo     A tratti la nebbia si apre ed e' possibile guardarsi un po' attorno. In basso verso ovest il paese di Alleghe (che da il nome alla ferrata) e l'omonimo lago.     Scendendo ...     Un'altra salita indimenticabile ... appena in tempo! Il giorno dopo una nevicata imbianca le Dolomiti centrali; nella foto la vetta della Marmolada fotografata con lo zoom da S.Fosca di Selva di Cadore. Qualche giorno dopo ... due morti per il freddo in vetta al Civetta (agosto 2006) ... la montagna richiede sempre prudenza e rispetto!     Questa non centra con le montagne, ma e' un piacevole ricordo del soggiorno a S.Fosca ... la testiera del letto dipinta sul muro e' veramente carina.  

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Danza verticale

Un altro mito degli anni '80: Patrick Berhault. Arrampicatore fortissimo, ma soprattutto elegantissimo ... la sua era una vera e propria danza sulla roccia.   Si trovano pochi filmati di Patrick in azione, ma c'e' in circolazione l'interessantissimo film "Metamorfosi" in cui Patrick emerge dall'acqua (letteralmente) e inizia ad arrampicare sulle scogliere con gesti incredibilmente armoniosi ed eleganti, passando attraverso varie metamorfosi fino allo stadio finale con corda e tutto l'armamentario del climber evoluto. Una piccola parte del film e' visibile nella seconda parte di questo "omaggio a Berhault"     Perfetto l'abbinamento del gesto atletico-estetico con la canzone di Janis Joplin ...

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Fanes

La ferrata Tomaselli alla Punta di Fanes (2980 m) e' un'altra delle grandi ferrate classiche. L'ambiente e' favoloso, proprio nel cuore delle Dolomiti; la roccia incredibile per saldezza e colorazione nei vari momenti della giornata ...   Ho salito questa via in una giornata stupenda e tiepida di inizio autunno, in un particolare "stato di grazia" e con una grande concentrazione e determinazione ... quando sono arrivato in vetta ho dovuto riguardare l'orologio piu' volte prima di realizzare che avevo impiegato praticamente un terzo del tempo previsto nelle guide.   Interessante anche la discesa, anch'essa in gran parte attrezzata ... non ci sono sentieri semplici per raggiungere questa vetta.   Ecco qualche foto (sono consapevole che le mie foto non sono granche', ma spero di riuscire ugualmente a suscitare emozioni o almeno il desiderio di conoscere meglio queste meravigliose montagne)   Il gruppo di Fanes da sud ...       ... e, dall'altra parte del vallone di Travenzanes, la Tofana di Rozes da nord     Momenti della salita         Un omaggio alle mie fedeli Asics, compagne di tanti km ... Come ho gia' scritto, non amo gli scarponi e li utilizzo solo quando e' strettamente necessario, cioe' ... quasi mai! Da quando, tanto tempo fa, mi sono fotografato un piede per sbaglio, ho il vezzo di inserire sempre una foto di questo tipo nelle mie escursioni, quasi una (strana) firma ...     Il rientro nella civilta', al passo Falzarego. L'avevo lasciato al mattino molto presto, completamente deserto ... vedere tante auto in un posto cosi' bello mi mette sempre un po' di tristezza ... vabbe' ...     La strada del rientro passa per Cortina, nella incantevole conca ampezzana ... una foto e' d'obbligo.     Alla prossima!

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Acchiappa sogni

Ancora un intermezzo ...   Mi piace molto questo filmato; illustra perfettamente il processo di ripetuti tentativi che portano alla realizzazione di una difficile via di arrampicata sportiva. Il "volo" e' parte essenziale del gioco, ma la sicurezza e' sempre garantita dall'alto numero di ancoraggi e dalla bassa probabilita' di contatto con la roccia durante la caduta. Val la pena di evidenziare che gli ancoraggi servono solo per limitare la caduta, non devono essere utilizzati come mezzo di progressione e nemmeno come punto di riposo.   Il protagonista, Chris Sharma (l'abbiamo gia' visto su La Rambla) e' uno dei top climber di questi ultimi anni e si distingue sempre anche per l'elevata qualita' dei filmati ...  

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Senza confini

Nell'estate 2007 mi sono avventurato un po' piu' a est del solito, oltre le Dolomiti.   La Carnia mi e' piaciuta molto; quote relativamente modeste, ma pareti che non hanno nulla da invidiare alle piu' celebri vette dolomitiche. La roccia dei monti che ho visitato e' un calcare bianco molto compatto su cui arrampicare e' un vero piacere. Le ferrate della zona sono interessanti, ben progettate e realizzate. La mia preferita e' stata la via "Senza confini" alla Creta di Collinetta, appena ad ovest del passo di Monte Croce Carnico che separa Italia e Austria (si lascia l'auto proprio di fronte al ristorante-pensione "da Ottone" , niente a che vedere con la nostra Daniela).   Il sentiero di avvicinamento alla ferrata percorre (tra l'altro) la suggestiva galleria dello Schulter. La galleria, lunga 183 m con un dislivello di 110 m, e' interamente scavata nella roccia; e' stata realizzata nel 1916 per collegare le postazioni del monte Cellon. Su questi monti sono ancora ben presenti le tracce dei combattimenti della prima guerra mondiale; nella zona e' anche possibile visitare vari musei sulla grande guerra, cimiteri di guerra e altre vestigia storiche (da entrambi i lati del confine).     La ferrata corre proprio sul filo del confine; percorrendola si passa continuamente dall'Italia all'Austria e viceversa; il nome e' proprio perfetto!   Ecco come al solito qualche foto ...            

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Carega tour #2

Il settore nord-est del Carega e' la parte piu' complessa e selvaggia del gruppo; un intricato labirinto di gole e canaloni sovrastati da pareti mozzafiato e vette aguzze.   Qui negli anni venti-trenta sono state scritte pagine importanti nella storia dell'alpinismo; eroi dell'alpinismo romantico come Gino Solda', Raffaele Carlesso e Severino Casara aprirono su queste guglie vie storiche di elevata difficolta' (per l'epoca) come allenamento prima di lasciare il loro segno nelle piu' rinomate pareti dolomitiche.   Il sentiero alpinistico del Vaio Scuro e' il percorso ideale per addentrarsi in questo mondo fatato.   Purtroppo non ho foto recenti di questo percorso; le immagini che seguono sono state scannerizzate da foto su carta e la qualita' e' piuttosto scarsa (prometto che rimediero' alla prima occasione con foto digitali nuove di zecca)     Per chi arriva dalla Val d'Illasi, occorre prima di tutto raggiungere il rif. Scalorbi e poi scendere nel versante vicentino (verso est) lungo uno ripidissimo canalone.     Lo spettacolo del sottogruppo delle guglie del Fumante e' impressionante; tra tutte spicca la parete del Torrione Recoaro e si intuiscono i numerosi canali che risalgono tra le pareti.     Si attraversa il bosco puntando alla base delle pareti       Si risalgono molti ripidi canali fin dove e' possibile; quando un canale si perde contro le pareti verticali, si traversa in orizzontale per raggiungere il canale successivo spostandosi gradualmente verso nord. Alcuni tratti particolarmente insidiosi sono attrezzati.       Alla fine si raggiunge l'antro dove inizia l' orrido Vaio Scuro (la definizione non e' mia, ma di G.Pieropan, autore di una storica guida sul gruppo).     I primi metri sono bui e spesso bagnati; occorre quasi strisciare tra le rocce per superare il primo tratto verticale ed entrare nella stretta gola che forma il Vaio vero e proprio.     La gola risale strettissima tra due alte pareti; la difficolta' e' modesta, ma lo scenario veramente impressionante (le foto non rendono l'atmosfera).       Al termine del Vaio un lungo sentiero risale un ripidissimo ghiaione (Giaron dela Scala) e poi segue un'esile cresta fino al crinale che separa il versante vicentino (est) e quello veronese. Nell'occasione in cui ho scattato queste foto non ho seguito la via del ritorno, ma sono sceso fino ad incontrare il sentiero che aggirando il gruppo verso nord permette di raggiungere un altro famoso percorso alpinistico, il Vaio dei Colori (argomento di un prossimo post).       Quel giorno (27 agosto 2000) e' per sempre nei miei ricordi piu' belli; una fantastica cavalcata attraverso buona parte del gruppo del Carega: Vaio Scuro-Vaio dei Colori-Cima Carega-Sentiero alpinistico Poiesi (in discesa) ... tre escursioni classiche concatenate insieme per un totale di almeno 30 km e 2000 m di dislivello.   Ho ripetuto moltissime volte il Vaio Scuro, nell'arco di 30 anni ... da solo, con amici fidati, con mia figlia ... ogni volta e' emozionante come la prima; trovo sempre nuovi spunti per lasciarmi stupire ed incantare da questo angolo selvaggio di paradiso.     PS. Nell'ultima mia visita al Vaio Scuro (settembre 2007, con mio nipote e un amico) ho assistito ad una spettacolare operazione di salvataggio. Poco prima del nostro passaggio, un escursionista era caduto proprio a meta' del vaio fratturandosi una gamba. E' doveroso un riconoscimento e un ringraziamento ai membri del soccorso alpino che hanno trasportato l'infortunato in barella lungo tutta la parte inferiore del vaio (difficile!) e al pilota dell'elicottero che ha effettuato un aggancio proprio all'imbocco del salto verticale iniziale, con le pale a pochi metri dalle rocce! (in pratica immaginate un elicottero nello spicchio di cielo che si vede nella 7a foto) Bravi!

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Corno di Grevo

Ho ancora molto da raccontare su Solda, ma la stagione non e' ancora conclusa ... (raccolti permettendo )   Domenica scorsa ho abbandonato le amate Dolomiti e per la prima volta ho affrontato una ferrata su granito, la lunga cresta del Corno di Grevo sul gruppo dell'Adamello.   La ferrata "Arosio" al Corno di Grevo e' piuttosto famosa e considerata molto difficile.   Da un punto di vista tecnico non ho incontrato particolari difficolta' (credo che dopo la Tabaretta, qualsiasi altra ferrata mi sembrera' facile ), ma l'impegno fisico e' stato comunque notevole per la lunghezza del percorso (e anche perche' la settimana precedente avevo incautamente accettato di effettuare un giretto in bici con mia figlia, ritrovandomi con indolenzimenti vari a muscoli che non sapevo nemmeno di avere )   Il percorso e' veramente spettacolare, una lunga cresta affilata su roccia splendida. L'esposizione (cioe' il "vuoto" intorno) dovrebbe essere eccezionale; il condizionale e' d'obbligo perche' purtroppo, a causa delle nuvole basse, per tutta la salita la visibilita' in ogni direzione (incluso giu') non e' mai stata superiore ai 15-20 metri         In questo filmato (ben valorizzato dai Pink Floyd d'annata) e' possibile farsi un'idea di cosa mi sono perso ...     Solo durante la discesa sono riuscito a scattare qualche foto complessiva della cresta e del rifugio base di partenza dell'escursione (rif. Lissone) ...       l'Adamello che dovrebbe essere ben visibile dalla vetta, imponente con il suo ghiacciaio, non si e' proprio fatto vedere! ... motivo in piu' per tornare presto in zona.

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Neve!

Le abbondanti nevicate di questi giorni mi hanno richiamato alla memoria alcune divertenti esperienze sulla neve (unico piccolo problema, non ho foto digitali per gli eventi che raccontero'; inserisco qualche foto scannerizzata)   Marzo 1977. Dopo un periodo di abbondantissime nevicate, che c'e' di meglio di una escursione sul Carega, la montagna di "casa"? Da Giazza per la Val Fraselle fino alle creste che uniscono Zevola e Plische in alto e poi giu' fino al rif. Scalorbi; un giro che in condizioni normali richiede poche ore ... Quel giorno pero' la quantita' di neve era enorme e il passo non poco rallentato. In alto poi ... nuvole basse fittissime e visibilita' zero, nessuna traccia battuta ... quasi come camminare alla cieca .   Su un percorso che conoscevo benissimo, ho vagato tutto il giorno senza mai sapere con esattezza dov'ero ... Su una serie di piccoli avvallamenti tondeggianti (doline, tipiche dei monti calcarei) ad un certo punto ho trovato delle impronte ... beh, da qualche parte porteranno ... Solo dopo molti minuti mi sono reso conto che le impronte che stavo seguendo erano ... mie!? Senza rendermente conto avevo percorso un cerchio completo intorno a una dolina!   Molto tempo dopo, verso le 19 con il buio ormai imminente, mentre cercavo ancora come punto di riferimento un passo in cui si cambia versante, sono praticamente finito addosso al muro delle chiesetta di Scalorbi ... almeno 2 km piu' avanti del passo che pensavo di non aver ancora raggiunto!   A Scalorbi la neve raggiungeva il livello del balcone del piano superiore (circa 3 m). Per entrare nel rifugio invernale, al piano terra, ho dovuto "scavare" ... e scavare naturalmente per uscire al mattino successivo; la neve caduta nella notte aveva gia' coperto ogni traccia del mio arrivo!     Dicembre 1979 Da tempo desideravo tentare un'avventura impegnativa. Parlando con un amico, e' nata l'idea di una salita invernale all'Hintergrat dell'Ortles. Periodo scelto, tra Natale e Capodanno '79. Purtroppo, colti dall'entusiasmo e per scarsa esperienza, nessuno dei due si e' preoccupato di verificare le previsioni meteo per i giorni successivi. Arriviamo a Solda con mezzi vari (treno, bus, infine autostop) alle 14 del pomeriggio. C'e' poca neve, ma il cielo e' bigio. Siamo d'accordo con il gestore del rif. Coston per prelevare le chiavi del rifugio dove dormire la notte stessa per salire l'Hintergrat il giorno dopo. Nel vederci il gestore scuote la testa ... brutto tempo in arrivo! Alzo gli occhi per guardare il cielo, gia' pronta la smentita sulla punta della lingua e ... mi arriva un fiocco di neve sul naso! Da quel momento la neve scende ininterrottamente e abbondantemente per le successive 36 ore. Il mattino successivo sulla strada dove eravamo appena saliti in autostop ce n'erano almeno 70 cm.   Simpatiche le parole del gestore al mattino successivo (immaginatele pronuciate con fortissimo accento tedesco): "Se volete chiave del rifugio, io do' ... ma se salite lassu' ... 100% non ci rivediamo piu'!"   Vabbe', allora torniamo a casa ... huummm, piu' facile a dirsi che a farsi . L'unica strada che esce da Solda non viene pulita in caso di abbondanti nevicate, per il pericolo di valanghe lungo la strada. Per "scappare" da Solda fino alla "civilta'" (Gomagoi a 10 km e 1000 metri piu' in basso), ci sono volute 4 ore di marcia nella neve freschissima e profonda (al ginocchio e in certi punti dov'era portata dal vento anche fino al petto).   Il pericolo valanghe l'avevamo molto sottovalutato; solo quando ne ho vista (e calpestata) una gia' scesa, mi sono reso conto davvero di "cosa" significa (un fronte di 30 m per 5 m di blocchi di neve duri come cemento, brrrr!), ma ormai eravamo in ballo e bisognava ballare ...   Impressionante anche trovare lungo la strada alcune auto abbandonate, ancora con gli sci fissati al portasci e letteralmente sepolte dalla neve.   Un'odissea l'intero ritorno a casa, con tutto l'Alto Adige paralizzato dalla neve ... un viaggio interminabile fino all'alba del giorno successivo (Solda-VR=18 ore).       Non sempre, per fortuna, la neve e' cosi' profonda e "faticosa". In un'altra occasione, sempre verso Natale (forse nel '78), ho trovato il Carega completamente "gelato"; si poteva camminare dappertutto come se la neve fosse asfalto, senza nemmeno lasciare l'impronta del piede (solo i buchetti delle punte dei ramponi). Quel giorno ho percorso la ferrata Campalani; sembrava di essere su qualche grande classica parete nord ... tutto foderato di ghiaccio scintillante ... con sole splendido e un cielo completamente azzurro ... momenti e sensazioni indimenticabili .  

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Pronto per un'altra estate di avventure!

La passione per i peppers e il grande impegno che comporta non mi fanno dimenticare l'altra mia grande passione ...   La neve e' ormai sciolta sulle cime ed e' tempo di progettare nuove interessanti avventure. Lo stato di forma e' buono; anche se ho un po' rallentato l'allenamento (niente palestra quest'inverno/primavera) ho anche perso un po' di peso (da 68 a 65 ) e l'effetto si sente! L'allenamento con i pesi e' stato egregiamente sostituito dallo spostare vasi avanti e indietro durante l'hardening off   Nelle ultime due domeniche ho effettuato interessanti escursioni sul Carega, la montagna di casa. Divertente soprattutto l'escursione di domenica scorsa, da Campofontana fino a cima Lobbia e poi per la lunghissima cresta che separa la Val d'Illasi dalla Valle del Chiampo fino alla cima del Gramolon (inclusa la breve, ma intensa ferrata nella parte finale del percorso). Sono partito da casa molto tardi, praticamente ho iniziato l'escursione alle 17 ... e il percorso non era proprio brevissimo. Sono tornato all'auto giusto in tempo, quando le ultime luci si spegnevano e la luna era gia' bella alta nel cielo.   Chissa' cosa avranno pensato i pochi abitanti della contrada dove avevo lasciato l'auto (quasi tutti nei cortili a godersi il fresco) vedendo questo pazzo scatenato scendere di corsa dai monti dopo le 21, in tenuta da spiaggia e ... con gli occhiali da sole (avevo portato solo quelli e non li posso togliere perche' sono anche da vista e senza dovrei procedere piegato in due per vedere dove metto i piedi )   Appuntamento a presto per qualche nuovo report!

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Kaiserjager

La stagione 2009 delle vie ferrate si apre con un'escursione non troppo impegnativa, ma molto bella e "rilassante".   La meta e' la ferrata Kaiserjager sul Col Ombert, cima minore nella valle di S.Nicolo', valle laterale che si dirama in direzione W-E dalla Val di Fassa presso il grazioso paese di Pozza di Fassa.   Considerato il percorso di avvicinamento piuttosto semplice, ho utilizzato la tecnica ormai collaudatissima; partenza a tarda sera (dopo le 21), viaggio su strade quasi deserte e scorrevoli fino in Val S.Nicolo', placida dormita in auto per essere pronto al mattino presto. La piacevole novita' rispetto al passato e' che la monovolume che utilizzo adesso e' tanto spaziosa da permettere l'uso di un materasso "vero" al posto del solito materassino gonfiabile; tanto fiato risparmiato e comfort decisamente migliore   All'arrivo, notevole la differenza di temperatura con Verona; dai 30°C direttamente ai 9-10° (poco dopo mezzanotte, a circa 1500 m di quota) Sono sceso dall'auto in pantaloncini e maglietta, com'ero partito, ma in meno di 10 secondi ero gia' in tenuta adeguata: felpa pesante e pantaloni lunghi   Notte tranquilla, con spettacolare visione del cielo stellato direttamente dal ... letto .   Al mattino, subito una piacevole sorpresa ... secondo le indicazioni sul percorso trovate online, si puo' raggiungere in auto la fine della strada asfaltata, ma il comune di Pozza ha avuto l'eccellente idea di riservare un paio di km della strada, in leggera salita e ambiente davvero carino, alla passeggiata dei turisti della domenica. Quindi strada chiusa molto prima, divieto di parcheggio lungo la strada, grande parcheggio attrezzato in riva al torrente (a pagamento, ma solo 2 euro/giorno) e poi ... tutti a piedi! Molto ben fatto!   Per salire al rifugio si percorre tutto il fondovalle, poi il sentiero si inerpica sul versante nord con una progressione micidiale ...   La ferrata inizia poco lontano ... i primi 30 metri sono impegnativi (tanto da farmi un po' rimpiangere l'allenamento in palestra che ... non ho fatto ), ma poi il percorso diventa piu' semplice e divertente ... giusto quel che ci vuole per riprendere confidenza.   Alle 10:30 sono in vetta; cielo completamente terso, vista a 360°; ben visibile "a portata di mano" in particolare il Sella; nascosta invece dal cerchio di monti che chiude la valle a est la Marmolada ...   Spuntino, riposo e discesa tranquilla e rilassante. Anche in questa circostanza mi ha assistito la mia consueta fortuna; non c'era nessun altro sulla ferrata e su tutto il percorso di discesa (il che e' davvero insolito su un percorso di questo tipo in una bella domenica di fine luglio!); ho potuto assaporare in perfetta solitudine ogni momento   Nel complesso una bella giornata, ottimo preludio per altre escursioni piu' impegnative.     Il ripido sentiero che sale al rifugio ...     ... sbuca su verdi prati in un ambiente piacevole     Il rifugio S.Nicolo'     Il Col Ombert e' poco lontano; la ferrata inizia a partire dalla grotta che si nota sulla sinistra e si sviluppa piu' o meno sotto la verticale della cima     Alcune immagini della prima parte della ferrata. Una "pancia" costringe ad alcuni movimenti di forza, ma si tratta di pochi metri           Il percorso attuale, perfettamente attrezzato dal 1996, corre a fianco di un percorso risalente al 1915 ... si notano ancora pezzi di scale, fittoni ecc     Il rifugio dall'alto ...     ... e l'intera valle S.Nicolo'     Il Sella; sulla destra la cima piu' alta, il Piz Boe' (v. entry sulla ferrata Piazzetta)     In discesa ...         Al mattino presto la valle era ... tutta per me. Al rientro (primo pomeriggio) una lunga processione di vacanzieri risale la valle (su strada in gran parte asfaltata) ... ma a piedi; davvero ottima l'organizzazione e lodevole l'idea di tenere fuori le auto  

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Mesules ... finalmente!

Finalmente perche' la ferrata delle Mesules (gruppo del Sella) era praticamente l'unica tra le grandi classiche che non avevo ancora salito. E' stata la prima ferrata costruita nelle Dolomiti (1912!) ed e' ancora una delle piu' difficili e temute. L'avevo presa in considerazione quando, alle prime esperienze con questo tipo di percorsi, la classificazione "particolarmente difficile" sulle guide mi incuteva ancora un certo timore ... La presenza di tratti non protetti e le descrizioni piuttosto spaventevoli mi avevano spinto verso altri percorsi ... E' giunto il momento di chiudere la questione   Solita tecnica per la preparazione; salita in auto al Passo Sella nella tarda serata di venerdi e ottimo riposo nella camera da letto modello Sharan Al risveglio, il tempo e' davvero splendido e promette una appagante escursione.   L'avvicinamento e' davvero semplice; un percorso pianeggiante porta all'attacco della ferrata in meno di mezz'ora, proprio nel mezzo delle Torri del Sella.     La ferrata sale appena a destra della grande macchia scura (roccia bagnata)       Non ho scattato molte foto nella ferrata vera e propria ... (per chi e' interessato, se ne trovano molte qui: http://www.vieferrate.it/ferratamesule.htm ) Qui, da un comodo terrazzino all'uscita del secondo passaggio chiave, si vedono altri due che si apprestano a partire ... un bel po' piu' in basso     L'ambiente e' severo, per la verticalita' della parete e l'esposizione a nord che la rende un po' tetra.       La difficolta' e' sostenuta e continua, ma non ci sono passaggi estremi. I due temuti passaggi chiave sono tali solo per le loro particolarita'. Nel primo c'e' un breve tratto non attrezzato, ma su terreno facile e non esposto. Il secondo e' un camino con staffe d'acciaio disposte un po' in diagonale e richiede alcuni movimenti "strani"; assomiglia molto all'inizio della ferrata Biasin, la mia ferrata "di casa" e non ho trovato problemi.   Alle spalle, verso sud-ovest, La Val Gardena     Al termine della salita, si sbuca sull'altopiano delle Mesules ... uno scenario davvero insolito! Sembra di essere sulla luna!           Il percorso per rientrare al passo Sella compie un lunghissimo giro attraversando praticamente tutto l'altopiano; non ci sono dislivelli significativi, ma la lunghezza e il caldo (nonostante la quota appena inferiore ai 3000 m) lo rendono piuttosto faticoso. E' davvero curioso camminare per ore a 3000 m con indosso solo un paio di pantaloncini corti   Anche in mezzo a questa pietraia inospitale si trovano fiori meravigliosi!       La vista tutto intorno e' mozzafiato!   Il Sassolungo     La Marmolada (nord)     La discesa percorre la selvaggia Val Lasties     basta guardarsi attorno in qualunque direzione per ammirare spettacolari pareti               Non mancano angoli piacevoli: prati, cascatelle ...       Unico neo, l'ultima parte della discesa si svolge proprio sopra i tornanti che portano dal Passo Pordoi al Passo Sella; il traffico in questo periodo (ferragosto!) e', purtroppo, parte integrante di questo angolo di Dolomiti (il Sella e' circondato da strade che toccano 4 tra i piu' famosi passi dolomitici), ma l'incessante rumore delle moto e' davvero fastidioso. Che contrasto con il silenzio assoluto della notte! Ogni tanto nasce qualche proposta per abolire il passaggio delle moto su queste strade; non posso che essere d'accordo! (non me ne vogliano i pepperfriends amanti delle due ruote)   Alla prossima ... presto!

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