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CiuriCiuri 2/3 aprile Valverde (CT)

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NASCE CIURICIURI

 

Per la prima volta in Sicilia orientale due manifestazioni di alto livello dedicate agli amanti del verde e a tutti coloro che sono alla ricerca di specie e varietà che difficilmente si trovano nei tradizionali circuiti commerciali.

 

La mostra mercato "Ciuriciuri" non avrà una sede e un data fissa, ma sarà itinerante e si svolgerà in periodi diversi per dare al pubblico siciliano la possibilità di accostarsi ad un più vasto assortimento di piante e per dare ai vivaisti ospiti la possibilità di esporre nel periodo più consono le loro produzioni.

 

La prima edizione si terrà il 2 e 3 aprile 2011 presso i Vivai Valverde e la seconda il 4 e 5 giugno2011 presso il vivaio Malvarosa. Allo scopo di diffondere sul territorio siciliano la cultura del giardinaggio di qualità, le manifestazioni avranno tra i propri ospiti alcuni vivai provenienti da tutta Italia con le loro famose collezioni di piante insolite, oggetti per l'arredo del giardino, articoli da giardinaggio, libri, ecc.; inoltre all'interno delle manifestazioni si organizzeranno eventi collaterali: mostre di giovani artisti siciliani, conversazioni con temi inerenti le manifestazioni, corsi di giardinaggio, ecc..

 

Ciuriciuri ha l'ambizioso obbiettivo di diventare in Sicilia un punto di riferimento per la fascia di amanti del giardinaggio più esigente, quella di chi non si accontenta; si rivolge ai "giardinieri "che fanno mille domande, a coloro che vogliono conoscere tutti i segreti del mestiere e a chi in biblioteca ha dedicato uno spazio esclusivo ai libri e alle riviste che parlano di piante e giardinaggio, di ambiente e di natura.

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N VETRINA ALCUNE PROPOSTE DI CIURICIURI A VALVERDE 2 E 3 APRILE 2011

 

 

 

 

 

LE CAMELIE DEL GENERALE DI ENRICO SCIANCA

 

COME NASCE UNA PASSIONE

 

 

 

Verso la metà degli anni ’70, Ettore Rolando, generale di Artiglieria in pensione, nonché appassionato ed esperto conoscitore di piante, si recò a Velletri per aiutare alcuni amici a progettare il giardino della loro villa. Dopo qualche giorno di permanenza nella cittadina dei Castelli, si rese conto della notevole diffusione sul territorio di splendidi esemplari di Camelia. Dopo aver parlato con alcuni proprietari di queste piante ed essersi reso conto che esse crescevano così, senza alcun tipo di cura ed attenzione, ma semplicemente per una combinazione di suolo e di clima eccezionalmente favorevole, prese, quasi d’impulso, una decisione che cambiò profondamente la sua vita e non solo la sua. Decise, infatti, di acquistare un terreno ed iniziò a creare quella che sarebbe divenuta, di lì a pochi anni, una delle più importanti collezioni di camelie a livello nazionale. Era scoppiata la sua passione per le camelie.

 

 

 

COME SI TRAMANDA UNA PASSIONE

 

 

 

Una ventina di anni più tardi la collezione aveva assunto una dimensione tale da non poter più essere gestita semplicemente come hobby e così Enrico Scianca, nipote del generale, già profondamente contagiato dalla passione del nonno, considerò che trasformare quell’hobby in una azienda vera e propria, poteva essere un modo per utilizzare la sua laurea in Economia e Commercio. Nacque così l’Azienda Agricola “Le Camelie del Generale” uno dei marchi attualmente più conosciuti in Italia ed all’estero nell’ambito delle Camelie e delle piante acidofile in generale.

 

Oggi, l’azienda ha una superficie di quasi tre ettari ed ha in produzione 25 specie e 250 varietà di Camelie che, considerando anche quelle della collezione privata, arrivano a 374.

 

Nell’elenco si trovano antiche varietà dell’800, varietà più recenti della prima metà del ‘900 nonché le camelie “miniatura: un recentissimo gruppo di ibridi di specie a foglia piccola, molto particolari ed, in alcuni casi, dotati di una caratteristica decisamente insolita: il fiore profumato. Inoltre l’azienda dispone di un notevole assortimento di esemplari di grandi dimensioni (h. fino a 5/6 m). La coltivazione avviene in modo molto naturale, senza forzature e, soprattutto, utilizzando nel substrato di impianto una notevole percentuale di terra vulcanica del luogo che conferisce a tali piante caratteristiche che ne fanno un vero e proprio “prodotto tipico Veliterno”.

 

L’azienda rivolge la propria attività al mercato all’ingrosso, ma soprattutto alla vendita al dettaglio anche attraverso la partecipazione alle più importanti mostre-mercato di giardinaggio e alla vendita per corrispondenza; svolge importanti attività di consulenza e manutenzione di antiche collezioni di camelie pubbliche e private, nonché attività di progettazione e realizzazione di parchi e giardini.

 

 

 

 

 

 

 

VERDEBAMBÙ DI MICHELE CARRETTA

 

 

 

Bambu e’ un termine comune che descrive un gruppo di erbe legnose che comprende 1250 specie all’interno di 75 generi diversi, molti dei quali sono relativamente veloci nella crescita, raggiungendo la loro maturita’ in 5 anni, ma con fioriture non frequenti o in certi casi rare (ad intervalli di 30-60 anni). I bambu nani possono essere piccoli fino a 10 centrimetri in altezza, mentre quella dei giganti puo’ arrivare a 15-20 metri, e il piu’ grande conosciuto (Dendrocalamus giganteus) cresce fino a 40 metri con un diametro di 30 cm.

 

Il bambu e’ sviluppato maggiormente nei tropici, ma si trova naturalmente anche in zone subtropicali e temperate di tutti i continenti, eccetto l'Europa.

 

L’Asia conta circa 1000 specie. La maggior parte di queste sono vivono in allo stato spontaneo nelle foreste.

 

Oltre agli usi ornamentali per cui è diffusamente usato anche in Italia, il bambù ha un'importanza commerciale legata ai suoi diversi utilizzi. Sono state identificate circa 1500 applicazioni commerciali di cui la maggior parte in Asia. Dal bambù si ottengono

fibre per costruzioni, attrezzi agricoli e per la pesca, artigianato, strumenti musicali, arredamento, opere civili (ponti, ponteggi), costruzioni domestiche, carta, tessuti e tavole. Molto ricercato per la sua bellezza è il parquet.

 

Senza dimenticare l'uso dei germogli di bambu’ nella cucina cinese ed asiatica. La collezione di VerdeBambù, una delle più complete in Italia, conta parecchie specie di rilevante importanza ornamentale, che possono svolgere sui terrazzi e nei giardini italiani un ruolo di primaria importanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE FIGLIE DEL VENTO DI CLAUDIO CAMARDA

 

 

 

TILLANDSIE – piante senza radici

 

Le possibilità di adattamento che la natura offre sono innumerevoli e certe creature sanno sfruttarle nei modi più inconsueti. Tra le modalità di sussistenza più lontane da ciò che di abitudine si ritiene la norma, le Tillandsie ne hanno scelto una che potrebbe persino apparire fantastica: si nutrono di aria. Queste belle piante della famiglia delle Bromeliacee disdegnano la terra e scelgono di vivere liberamente dove capita, sui rami degli alberi, sui fili della luce, sulle rocce o sui muri e le ringhiere delle case. Una tale indipendenza deriva dalla peculiarità della loro forma di nutrizione comune a tutte le epifite. Le foglie, la cui morfologia in alcune specie è assai curiosa, sono tappezzate da squame argentee, i tricomi. I tricomi o peli sono formazioni cellulari che si trovano sull'epidermide di numerose piante. Hanno forme e funzioni diverse in accordo con le esigenze di ogni organismo vegetale. In genere servono a proteggere la foglia, a diminuirne la temperatura ed evitare la perdita di acqua. Nelle Tillandsie, i tricomi si presentano come squame a forma di scudo -tricomi peltati- dal caratteristico colore grigio-argento che, oltre a filtrare i raggi solari evitando dannose bruciature, intrappolano e assorbono l'acqua e i sali minerali disciolti nell'aria e li canalizzano nei tessuti della pianta; per questa proprietà sono stati chiamati "tricopompa". Un'altra fonte di nutrimento è costituita dalle colonie di batteri azotofissatori. Questi microrganismi trascorrono l'intero ciclo vitale sulle foglie garantendo alle Tillandsie una parte importante delle sostanze organiche azotate di cui abbisognano. Alcune specie, come la Tillandsia Selleriana, si procurano l'azoto stabilendo un rapporto simbiotico con le formiche. La pianta offre agli insetti il suo pseudobulbo come rifugio e viene ricambiata da questi con il rilascio di scarti organici ricchi di azoto.

 

L'habitat delle Tillandsie si stende dal sud degli Stati Uniti alla Patagonia e le oltre cinquecento specie finora identificate costituiscono un esempio di versatilità nella capacità di sfruttare le più eterogenee condizioni ambientali. Possiamo trovarle sulle nude vette delle Ande, nei paramos o la Puna, nascoste tra il fogliame delle foreste pluviali e ancora sulle dune sabbiose o nei giardini delle ville intorno a Buenos Aires. Le Tillandsie, ben note ai Maya che le utilizzavano per ornare case e templi, sembra siano rimaste sconosciute ai naturalisti europei fino al 1623, anno in cui il botanico e medico svizzero Gaspar Bouhin ne descrisse una specie nel suo Pinax Theatri Botanici. Un secolo più tardi, quella singolare piantina sarebbe stata chiamata Tillandsia Utriculata dal medico e naturalista svedese Carl von Linné. Ma i primi europei a rimanere meravigliati alla vista di un albero che presentava foglie di colori e forme totalmente diverse -in realtà si trattava di un albero coperto di tillandsie di differenti specie- furono gli uomini sbarcati insieme a Cristoforo Colombo sull'isola che i nativi chiamavano Guanahani. Colombo credette parassite quelle piante -e così vengono considerate, tuttora, dagli indigeni- e le descrisse come curiosi vegetali che condividono con altri l'apparato radicale.Numerosi sono stati i botanici che in seguito hanno dedicato parte della loro opera allo studio della famiglia delle Bromeliacee e al genere Tillandsia in particolare, senza tuttavia riuscire a comprendere pienamente il sistema di vita di queste ultime. L'assorbimento di acqua e sali minerali attraverso le squame che tappezzano le foglie fu descritto dal fisiologo vegetale tedesco Carl Mez in un articolo pubblicato nel 1904. Si arrivava così allo svelamento del mistero che aveva intrigato tanti naturalisti: la fisiologia delle epifite.

 

Le tillandsie non hanno mai smesso di sorprendere e incuriosire gli amanti della natura e di interessare gli studiosi. I ricercatori del Dipartimento "G. Ciamician" dell'Università di Bologna in collaborazione con il professore Luigi Birghigna dell'Università di Firenze hanno ottenuto interessanti risultati nella ricerca, ancora in corso, sulla capacità delle Tillandsie di assorbire gli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), creati dai processi di incompleta combustione di benzina e gasolio. Gli IPA sono pericolosi agenti inquinanti di accertata attività cancerogena prodotti principalmente dal traffico, dal riscaldamento domestico e dalla attività industriale. Le Tillandsie, data la loro vita aerea, sono immuni all'inquinamento terrestre e possono svolgere bene la funzione di biorivelatore di inquinanti atmosferici. Nella ricerca sono state impiegate Tillandsie Caput Medusae e Bulbosa, ma le caratteristiche che le rendono idonee per il biomonitoraggio ambientale sono comuni a tutte le specie e già qualcuno ha immaginato, per un futuro non lontano, grandi pannelli ricoperti di Tillandsie da sistemare nei punti dove più intenso sia il traffico. Siffatti pannelli sarebbero auspicabili perché oltre a fornire ragguagli sullo stato dell'aria potrebbero ripulirla e creare negli affannati viaggiatori la rilassante illusione di trovarsi, anziché in mezzo al caos cittadino, in qualche incontaminata regione delle foreste sudamericane.

 

Altre ricerche portate a termine negli Stati Uniti hanno scoperto nelle Tillansie la disposizione ad assorbire anche altri agenti inquinanti come formaldeide, radon, anidride solforosa, ozono e fumo di sigarette. Questa capacità le rende efficaci per combattere quella che viene definita sick building syndrome (SBS) ossia sindrome dell'edificio malato, dovuta alla presenza nell'aria domestica di tali sostanze, che può provocare emicrania, affaticamento, sonnolenza, irritazione al naso, nausea e perdita di concentrazione. Se a queste caratteristiche aggiungiamo la semplicità della coltivazione, possiamo dire che la Tillandsia con le sue forme insolite e i delicati colori delle foglie che contrastano piacevolmente con le tinte vivaci dei fiori, è la pianta ideale per rallegrare le nostre stanze chiedendo in cambio solo pochi minuti del nostro tempo.

 

 

 

VIVAI FALCONE

 

Aloe bainesii (syn A. barberae), nota come Albero dell'Aloe è una specie nativa del Sud Africa. Nei luoghi di origine questo albero dalla lenta crescita può raggiungere anche 18 metri di altezza e il suo fusto 90 centimetri di diametro, facendone la più grande delle aloe africane. Per questo motivo viene spesso utilizzata come pianta ornamentale. I fiori tubulari sono color rosa. Il genere Aloe conta circa 350 specie, distribuite in natura tra l'Africa, le isole intorno all'Africa e la Penisola Arabica.

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