Jump to content
Sign in to follow this  
gianni48

2022

Recommended Posts

gianni48

Primo fiore dell'anno di Passiflora caerulea

1650956490_1primofioredipassifloradel2022.jpg.0aabdc3da2cedf0185bedeac1619a78e.jpg

2.jpg.9520e5405d6446586c41d4c2448e04eb.jpg

  • Like 6

Share this post


Link to post
Share on other sites
gianni48

Quest'anno ho ripreso a fare innesti e, fra l'altro, ho innestato a corona su un succhone di Solanum mautitianum due melanzane: una violetta di Firenze e una Bianca. Il vento ha rotto l'innestodella violetta, così è rimasto solo quello della bianca, che si è ben sviluppato. Per gli innesti di melanzane, il Solanum chrisotrichum è più adatto del mauritianum, ma quest'ultimo è più resistente al freddo.

In luglio farò (forse) un multiinnrsto di peppers; in questo caso sceglierò come portainnesto il Pimenta da Neyde, che anni fa mi diede buoni risultati (ottima affinità con tutte le varietà e buona resistenza agli svernamenti in ambiente protetto).

1271398044_innestodimelanzanabiancasuSolanummauritianum.JPG.6db9354c166d5d771b3f1ce32cf2f8d4.JPG 630274807_innestomelanzanasuS.mauritianum.jpg.5f3d883dde68d406db7f9381ca961731.jpg

  • Like 3

Share this post


Link to post
Share on other sites
gianni48

1617552215_FruttodiFronteraSweet.jpg.a4e15be47001fa2211b5929443d12cd6.jpg

Primo frutto maturo di Frontera Sweet, varietà di Capsicum chinense scoperta a La Frontera, sull'isola di El Hierro (Canarie), che, secondo la descrizione su “Semillas.de”, ha un eccellente aroma di habanero ma è meno piccante… però, essendo l’unico frutto maturo sulla pianta, non l’ho ancora assaggiato. La pianta produce pochi frutti grandi, di colore giallo scuro simili a quelli di Scotch Bonnet.

  • Like 3
  • Thanks 1

Share this post


Link to post
Share on other sites
gianni48

Pimenta da Neyde in contenitore ottenuto da un mezzo sacco di Vigorplant completo rovesciato in modo da ottenere una superficie esterna argentata, alla base del quale ho praticato numerosi fori con una tenaglia punzonatrice.

1064718335_01pn.jpg.3ef0bd8a4df57741e2d4ba7cce4a6cc4.jpg

 

A causa del colore molto scuro delle foglie e dei frutti, per vedere questi ultimi bisogna avvicinarsi alla pianta.

862534351_02pn.jpg.766dc9519879feca69216a2e39bd56b5.jpg

 

Pimenta da Neyde X Douglah... qui i frutti sono ben visibili anche da lontano.

784626951_03pnxd.jpg.0ebf5e8909c236d1d15e4b4c4aacf86f.jpg

1722534605_04pnxd.jpg.82d1f04cac1f73434effc02c477a59a2.jpg

  • Like 5

Share this post


Link to post
Share on other sites
gianni48

... Questi però secondo me sono più buoni...

WN1.jpg.89a5a75b03cd5b3fd066b4fbbefabf9d.jpg

 

  • Like 3

Share this post


Link to post
Share on other sites
gianni48

Capsicum annuum ornamentale della varietà Macarena ottenuto dal dott. Mario Dadomo.

m1.jpg.8013e67939e3de3ac2ef7e5a9c92d2b4.jpg

m2.jpg.f9b65f79d84b6c8588a9aee585e589f0.jpg

m3.jpg.b08910989dab56321330b1eef20ebe37.jpg

m4.jpg.4f072d1c50b22acbfd30743e4b63b665.jpg

  • Like 6

Share this post


Link to post
Share on other sites
Lonewolf

Una delle più belle varietà create da Mario Dadomo :yes: 

  • Thanks 1

Share this post


Link to post
Share on other sites
gianni48

Secondo Semillas.de: "Questa variante Habanero Scotch Bonnet (Capsicum chinense) è stata scoperta molti anni fa al Trenton Farmers Market nel New Jersey (USA).
Varietà precoce, molto produttiva con frutti aromatici e molto piccanti." ... i frutti di questa pianta, nata da un seme acquistato da Semillas.de, sono molto aromatici ma non molto piccanti e, se non fosse per i fiori, assomiglia ai baccatum.

609340735_ScotchBonnetTrenton-pianta.jpg.19022f1cd2daad688b6bc4e58882f390.jpg

frutto.jpg.66d895da8c753a88abe491f73f8ccd8d.jpg

558601034_fiore1.jpg.2027ec6b42b1722d69b3f7563471b505.jpg

222627693_fiore2.jpg.d3ff6becefcc3738709e10b5c494ec9c.jpg

  • Like 1

Share this post


Link to post
Share on other sites
gianni48

Poco fa ho assaggiato questo frutto di Habanero Scotch Bonnet Trenton.

x1.jpg.e0ee2ff960fccf30c13f6b0e8ce806c5.jpg

 

x2.jpg.1eae30dfd1f1e02dd4498fccc638e4f7.jpg

 

La piccantezza della parte a destra, comprendente pericarpo, mesocarpo ed endocarpo è sopportabile anche da me che ho una resistenza limitata;  la parte a sinistra comprendente semi e placenta, è molto piccante, troppo per me. Penso quindi che sia giusta la definizione data da Semillas.de e che la pianta sia conforme. Questa mattina avevo assaggiato una parte di un frutto partenocarpico che forse per questo era poco piccante.

Share this post


Link to post
Share on other sites
gianni48

Chiltepin

Varietà selvatica di Capsicum annuum della sottospecie glabriusculum (caratterizzata dal fatto che il frutto si stacca facilmente dal calice).

La pianta è un arbusto perenne che produce centinaia di bacche piccole e molto piccanti. Alcuni autori affermano che questo potrebbe essere l'archetipo di tutti i tipi di peperoncino. 

chiltepin.jpg.60b5ed16233829972d626822d3d1d28c.jpg

186814739_chiltepin1.jpg.ac4f5fd5492781ff92538452371569d3.jpg

  • Like 6

Share this post


Link to post
Share on other sites
Lonewolf

Spettacolare, sempre intrigante.

Occhio agli uccelli, lo adorano.

 

15 hours ago, gianni48 said:

Capsicum annuum della sottospecie glabriusculum

 

Non sottospecie, ma varietà botanica (var. in nomenclatura).

Nei Capsicum, per ora, non ci sono sottospecie.

Sottigliezze della botanica sistematica, la sostanza non cambia.

  • Like 1

Share this post


Link to post
Share on other sites
gianni48
2 hours ago, Lonewolf said:

Spettacolare, sempre intrigante.

Occhio agli uccelli, lo adorano.

 

 

Non sottospecie, ma varietà botanica (var. in nomenclatura).

Nei Capsicum, per ora, non ci sono sottospecie.

Sottigliezze della botanica sistematica, la sostanza non cambia.

E’ vero, nella nomenclatura il glabriusculum è indicato come varietà del C. annuum ma esistono diverse varietà di glabriusculum come ad esempio CAP 1639, il CAP 872, il Chiltepin Cappuccino, il Chiltepin Amarillo, il Chiltepin Tucson, il Dwarf Chiltepin, il Florida Wild Bird e il Guatemalan Chiltepin sono, tutte caratterizzate dal facile distacco della bacca dal calice e formano un gruppo di varietà, cioè una sottospecie secondo la definizione della Treccani:

 

sottospècie s. f. [comp. di sotto- specie], invar. –  In biologia animale e vegetale, categoria tassonomica costituita da una o più popolazioni differenziate dalle altre della stessa specie per un insieme di caratteri diagnostici ereditarî e formatesi per l’azione selettiva di varî fattori. Nella classificazione, la categoria è riconosciuta dai rispettivi codici internazionali di nomenclatura e indicata aggiungendo ai nomi del genere e della specie un terzo nome (per es., Cervus elaphus hippelaphus, per il cervo europeo, e Cervus helaphus corsicanus, per il cervo sardo), mentre in botanica al nome della sottospecie si premette l’abbreviazione subsp. ssp. (per es., Prunus domestica subsp. domestica, nome del susino).

 

Secondo la nomenclatura ufficiale il chiltepin è una varietà della varietà glabriusculum… penso che forse sarebbe il caso di usare il termine sottospecie anche nei Capsicum.  😊

 

Share this post


Link to post
Share on other sites
Lonewolf

La differenza tra sottospecie e varietà botanica è lieve e, a mio avviso, non ben definita.

Concordo che in certi casi il termine sottospecie sarebbe forse più appropriato (ad indicare differenze più marcate), ma nella letteratura recente relativa ai Capsicum è utilizzata la sigla var. e non subsp.

Anche nella recente monografia di G.E.Barboza sui Capsicum non è mai utilizzato il termine "sottospecie" (subsp. o ssp. in sigla), ma solo la sigla "var." che indica varietà botanica.
Il chiltepin (nelle sue varie forme) è definito appunto Capsicum annuum L. var. glabriusculum (Dunal) Heiser & Pickersgill.

 

L'unico caso recente che conosco in cui è stata ipotizzata una sottospecie è per il fantomatico Capsicum pubescens Ruiz & Pav. ssp. arachnoideum citato in alcuni articoli da botanici boliviani, ma non citato nella monografia di Barboza; a quanto ho capito, potrebbe essere una specie di "rocopica" spontaneo, ma le informazioni sono minime e non sono riuscito a trovarlo nei luoghi in cui è stato segnalato.

 

Noi utilizziamo correntemente il termine varietà per indicare varianti risultato della selezione umana in specie coltivate, ma dovremmo usare il termine cultivar.

 

  • Thanks 2

Share this post


Link to post
Share on other sites
gianni48

Grazie per la risposta chiara e argomentata... Il Chiltepin selvatico è l'unico glabriusculum che non risulta da una selezione umana?

 

Share this post


Link to post
Share on other sites
Lonewolf

Credo che ci siano molte popolazioni naturali di glabriusculum, con forma variabile dei frutti (tondeggiante o allungata e piante con diverse caratteristiche); generalmente sono indicate con i nomi pequin o piquin (oltre che chiltepin).

Di sicuro le varianti di chiltepin con frutti scuri (cappuccino) e giallo/arancio che hai citato esistono in natura.

Share this post


Link to post
Share on other sites
L0rdn40
20 hours ago, Lonewolf said:

Noi utilizziamo correntemente il termine varietà per indicare varianti risultato della selezione umana in specie coltivate, ma dovremmo usare il termine cultivar.


Quoto questo perché penso che questa distinzione sia fondamentale riguardo la specie di cui stiamo parlando. Partendo dal dato di fatto, ovvero che Capsicum annuum e Capsicum annuum var. glabriusculum appartengono alla stessa specie, a mio avviso la nomenclatura corretta dovrebbe riportare il Capsicum glabriusculum come specie e Capsicum annuum dovrebbe essere una cultivar, ovvero una varietà coltivata della specie selvatica. I vari cap ecc sarebbero a questo punto delle varietà selvatiche della medesima specie. È singolare il fatto che abbiano negli anni sancito che le accessioni selvatiche appartengano ad una varieta (glabriusculum) di una specie a tutti gli effetti composta da sole varietà coltivate (annuum). In breve sarebbe stato più corretto parlare di Capsicum glabriusculumCapsicum glabriusculum var. annuum. In alternativa si sarebbero potute identificare 2 var. diverse (o anche più) della specie Capsicum annuum, ad esempio Capsicum annuum var. annuum per quelle coltivate e Capsicum annuum var. glabriusculum per quelle selvatiche. Quello che però sicuramente non ha senso è che la specie selvatica diventi in un certo senso la “varietà” di una cultivar. Non è l’unico caso di nomenclatura incoerente comunque riguardo ai Capsicum, una cosa simile accadeva per il Capsicum flexuosum ed il Capsicum flexuosum aff. flexuosum. Il termine aff. significa specie affine (dal latino affinis) quindi letteralmente Capsicum flexuosum aff. flexuosum vorrebbe dire che parliamo di un Capsicum flexuosum affine al Capsicum flexuosum, il che è ridondante… Sarebbe stato meglio parlare che so, di Capsicum sp. aff. flexuosum. Nella monografia comunque questa distinzione è sparita, c’è solo un veloce passaggio dove se ne parla ma di fatto, ad oggi esiste solo il Capsicum flexuosum che identifica indistintamente tutte le popolazioni, sia quelle con spot gialli che quelle con spot gialli e rossastri che altre eventuali variazioni. Credo che così facendo la Barboza abbia eliminato un’incongruenza da un lato ma lasciato un gran vuoto dall’altro perché non sono sicuro si possa parlare di un’unica grande specie senza var. Detto questo, credo che integrando l’attuale denominazione delle specie con delle subspecie, sopratutto riguardo ai Capsicum selvatici, si risolverebbero non poche incongruenze; tuttavia immagino che per utilizzare una nomenclatura corretta debbano esistere dei presupposti specifici per poter definire una subspecie.

  • Thanks 1

Share this post


Link to post
Share on other sites
Lonewolf

Ci sono molte incongruenze nella nomenclatura, in gran parte causate da errate interpretazioni del passato.

Già il fatto che si chiami annuum una specie potenzialmente perenne e chinense una specie che non ha nulla a che vedere con la Cina la dice lunga.

 

Nel nostro DB il nome utilizzato per il flexuosum con corolla a macchie rosse è corretto: Capsicum aff. flexuosum.

Se non ricordo male, anche negli articoli di Carolina Carrizo dove si parlava di questa popolazione era utilizzato lo stesso nome.

Ovviamente ora il DB è da modificare, quando trovo il tempo.

 

  • Thanks 1

Share this post


Link to post
Share on other sites
gianni48

Vorrei avere chiarimenti riguardo ad un dubbio: per la Convenzione sulla proprietà della biodiversità i semi di una pianta selvatica dal 1994 non possono uscire dalla Nazione o  non possono uscire dalla zona in cui le piante crescono spontaneamente? Mi spiego meglio con un esempio: il Capsicum aff. flexuosum può essere coltivato negli orti botanici di tutto il Brasile o è vietato qualsiasi intervento umano sulla popolazione di Monteiro Lobato?

  • Like 1

Share this post


Link to post
Share on other sites
L0rdn40
On 9/14/2022 at 5:51 PM, gianni48 said:

Vorrei avere chiarimenti riguardo ad un dubbio: per la Convenzione sulla proprietà della biodiversità i semi di una pianta selvatica dal 1994 non possono uscire dalla Nazione o  non possono uscire dalla zona in cui le piante crescono spontaneamente? Mi spiego meglio con un esempio: il Capsicum aff. flexuosum può essere coltivato negli orti botanici di tutto il Brasile o è vietato qualsiasi intervento umano sulla popolazione di Monteiro Lobato? 

 

In realtà il discorso non riguarda tanto le specie quanto l'asportazione di materiale biologico in generale dalle zone naturali. Mi spiego meglio: dopo la Convenzione neanche un C. annuum o un'erbaccia qualsiasi potrebbe essere raccolto in natura e trasportato altrove. Pertanto credo che la risposta sia che non possono uscire dalla zona in cui le piante crescono spontaneamente. Detto questo ritengo che per orti botanici, università e comunque a scopo di ricerca possano esserci delle deroghe. In sostanza è mia opinione che un Brasiliano X non possa raccogliere e seminare a casa sua dei semi di C. caatingae ad esempio, ma che l'Università Federale di Viscosa (per rimanere in tema dal momento che conserva degli esemplari di C. caatingae) possa in qualche modo essere autorizzata a detenerli. Se così non fosse non dovrebbero in teoria nemmeno esistere dei campioni di quasi tutte le specie negli Erbari.

  • Thanks 1

Share this post


Link to post
Share on other sites
Lonewolf
On 9/14/2022 at 5:51 PM, gianni48 said:

Vorrei avere chiarimenti riguardo ad un dubbio: per la Convenzione sulla proprietà della biodiversità i semi di una pianta selvatica dal 1994 non possono uscire dalla Nazione o  non possono uscire dalla zona in cui le piante crescono spontaneamente? Mi spiego meglio con un esempio: il Capsicum aff. flexuosum può essere coltivato negli orti botanici di tutto il Brasile o è vietato qualsiasi intervento umano sulla popolazione di Monteiro Lobato?

 

In generale è vietata la "raccolta" di qualsiasi materiale wild, semi inclusi; di conseguenza anche la coltivazione.

 

I botanici professionisti che raccolgono campioni per gli erbari o per la coltivazione ex-situ richiedono e ottengono permessi appositi.

Credo non sia nemmeno tanto facile ottenere permessi; l'episodio verificatosi ad Eucarpia 2013 dopo l'intervento di C.Carrizo è emblematico.

Al momento delle domande, una agronoma brasiliana ha chiesto (con toni molto aggressivi) come fosse possibile che una botanica argentina avesse permessi per raccogliere specie che gli studiosi brasiliani non possono raccogliere/studiare.

 

Di fatto in certi paesi c'è molta tolleranza; p.es. in Bolivia è normale trovare frutti di C.eximium in vendita nei mercati e le popolazioni locali li raccolgono per utilizzarli.

In Brasile c'è una maggior attenzione e severità.

I tanti che recentemente hanno raccolto Capsicum wild per coltivarseli e (soprattutto) vendere semi, pavoneggiandosi sui social, rischiano ...

Probabilmente nessuno si curerà di loro, ci sono ben altri problemi ecologici e ambientali in quei paesi, ma basta un funzionario zelante e frequentatore dei social per fargli passare la voglia.

 

Dall'altro lato, per chi "importa" quelle specie, sono da tenere in considerazione possibili problematiche fitosanitarie, p.es. introduzione di nuovi virus tramite semi o altro materiale.

 

Certo, è abbastanza stupido che non si possano raccogliere campioni, semi o frutti di piante che crescono in zone spesso soggette a taglio per pulizia bordo strada; è frequente trovare wild Capsicum tagliati e ricresciuti più volte.

Tra Cunha e Parati parte di una popolazione (molto particolare, tra l'altro, forse endemica solo di quella zona) è stata tagliata per installare la recinzione di un'area protetta :rolleyes: 

A Bairro Alto popolazioni di C.schottianum e C.villosum sono state decimate per allargare una strada (secondaria).

Proprio lungo quella strada, mentre scattavo foto, ho incrociato un'auto di un qualche ente di protezione ambientale (non ricordo la sigla); i 4 occupanti mi hanno chiesto cosa stessi facendo e mi hanno ricordato che è vietato raccogliere; ci sono rimasti male quando gli ho fatto notare che l'allargamento della strada aveva spazzato via centinaia di piante di wild Capsicum.

 

PS.

In Brasile c'è un'attenzione maggiore per quanto riguarda gli animali selvatici.

 

In uno dei primi viaggi, lungo una strada sterrata che attraversa un parco, mi sono fermato in uno spiazzo con delle grandi piante in fiore per fotografare dei colibrì.

Poco dopo è arrivata una guardia del parco in moto (una donna, armata!) e si è fermata ad una certa distanza, chiaramente per tenermi d'occhio. 

Quando sono ripartito, mi ha seguito a qualche decina di metri di distanza fino al limite del parco.

 

All'aeroporto di S.Paolo c'è un bel cartello diviso in due parti; a sinistra un turista parte con un pappagallino in una gabbietta; a destra un poliziotto ritorna con un piccolo turista nella gabbietta! Non servono parole.

 

PS2.

Ricordo che anche in Italia (almeno in Veneto e Trentino) esistono specie protette che non si possono raccogliere; stelle alpine, per esempio.

Inserire una di quelle specie nell'erbario richiesto per superare l'esame di botanica sistematica (Agraria/Scienze forestali) era un modo sicuro per farsi bocciare :lol: 

 

 

  • Thanks 1

Share this post


Link to post
Share on other sites
nipotastro

In Abruzzo quasi tutto il territorio è parco nazionale, regionale, o zona di rispetto..

 

Proibito praticamente tutto, in teoria

 

Tra le erbe più ricercate ci sono le radici di genziana, con le quali si fa un infuso nel vino tipico della zona.

 

Qualche tempo fa era sul giornale la notizia di uno spettacolare fermo effettuato dalle forze dell' ordine ai danni di un gruppo di suore di un locale convento  che avevano asportato un notevole quantitativo di radici per la preparazione in proprio del suddetto liquore

 

:)

  • Thanks 1

Share this post


Link to post
Share on other sites
Lonewolf

Ricordo un episodio verificatosi durante un campeggio organizzato dalla parrocchia in Trentino, tanti anni fa (1975, più o meno).

La base era in una vecchia malga in una piccola valle accessibile solo tramite una sterrata chiusa al traffico.

Si alternavano vari gruppi parrocchiali.

Qualcuno nel gruppo prima del nostro aveva colto un fiore di giglio martagone, specie protetta (allora come anche adesso).

Il forestale che pattugliava regolarmente la zona si era accorto che mancava (!) e non era difficile individuare i colpevoli, nella valle non c'era nessun altro se non il gruppo di campeggiatori.

Multa inevitabile, anche bella salata, a quanto ricordo; mi sembra 50 mila lire, pari a circa 250 euro attuali.

 

  • Thanks 1

Share this post


Link to post
Share on other sites
L0rdn40

Sono tanti gli esempi anche in Italia. Un anno sono stato in vacanza a La Thuile. C’era un maestro di sci che accompagnava a fare le escursioni sul Rutor il quale, quando un partecipante scivolò sbattendo sul ghiaccio, cacciò una boccetta con una lozione artigianale all’interno per lenire il dolore. Era a base se non ricordo male proprio di stella alpina o di un’altra erba che lui affermò essere specie protetta ma che tuttavia in Valle D’Aosta era molto comune raccogliere per svariati utilizzi. Subito dopo fece cenno alla sua borraccia e ci disse che anche lì dentro c’era un preparato a base di questa erba contro la fatica. Questo per dire che in alcuni posti probabilmente certe usanze sono talmente radicate che potrebbero entrare a far parte della casistica di “usi e consuetudini” (non nel caso di specie in quanto il soggetto sapeva benissimo che era illegale, tuttavia queste pratiche sono sicuramente imprescindibili per molti anziani di alcune aree rurali).

  • Like 1
  • Thanks 1

Share this post


Link to post
Share on other sites
gianni48

Risposte molto chiare e argomentate; ottimi interventi. Grazie!

Share this post


Link to post
Share on other sites
gianni48

Scotch Bonnet Trinidad Red 

945703_ScotchBonnetTrinidadRed.jpg.e4ad010a1720f32a2eae1a1fa3680257.jpg

903506937_ScotchBonnetTrinidadRed01.jpg.fc717345ac081227f619db26a28e6453.jpg

464730504_ScotchBonnetTrinidadRed1.jpg.b59308f6263564a97fcc0031d740fd19.jpg

1118971539_ScotchBonnetTrinidadRed02.jpg.c795cae096c6cde119a02440ac8e0e04.jpg

  • Like 2

Share this post


Link to post
Share on other sites

Create an account or sign in to comment

You need to be a member in order to leave a comment

Create an account

Sign up for a new account in our community. It's easy!

Register a new account

Sign in

Already have an account? Sign in here.

Sign In Now
Sign in to follow this  

×