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L0rdn40

Mantenimento valori di zinco e ferro con rimedio fai da te

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L0rdn40

Buongiorno. Scrivo per sfatare o confermare un altro mito riguardante una pratica “antica”. Mia nonna mi ha raccontato che oltre l’immancabile fondo del caffè un tempo era usanza predisporre un secchio con dell’acqua in cui venivano gettati scarti metallici di ogni tipo e, quando l’acqua diventava marrone, veniva utilizzata per innaffiare. Da qui é partita la mia ricerca online e da quanto ho capito questa usanza serviva ad apportare zinco e ferro alle piante quando i concimi non erano ancora diffusi o comunque poco utilizzati per questioni economiche. Oggi ovviamente un’integrazione di zinco e/o ferro si può fare a poco prezzo, tuttavia nelle mie ricerche mi sono imbattuto in persone che ritengono di aver eliminato il problema delle foglie gialle inserendo nel terreno sin dall’inizio qualche chiodo di ferro e uno galvanizzato. Insomma, pare che non sia una soluzione a carenze di questi macronutrienti ma che possa prevenirle. La domanda é questa: secondo voi è possibile che questo rimedio possa mantenere stabili i livelli di ferro e zinco nel terreno? Ancora, non mi pronuncio sullo zinco, ma l’ossido di ferro pensate possa essere assorbito dalle piante? Io sapevo che era necessario fosse sotto forma di chelato... Insomma, i nostri nonni perdevano tempo con il secchio dei ferri vecchi o davvero si possono apportare anche in questo modo ferro e zinco? E potrebbe funzionare anche la più pratica soluzione chiodo come prima descritta?

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Nonno Remo

Ciao, ci si risente.

Non conoscevo la pratica del secchio d'acqua arrugginita. Io personalmente sono propenso ad accettarla, a patto di dar tempo alla natura di assimilare e trasformare in sostanze che possono essere assorbite dalla piante. Molte di queste pratiche, a mio parere, vanno fatte nel pezzo di terreno "a riposo" per un anno (rotazione).

Ciao.

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L0rdn40
On 4/2/2020 at 6:52 AM, Nonno Remo said:

Ciao, ci si risente.

Non conoscevo la pratica del secchio d'acqua arrugginita. Io personalmente sono propenso ad accettarla, a patto di dar tempo alla natura di assimilare e trasformare in sostanze che possono essere assorbite dalla piante. Molte di queste pratiche, a mio parere, vanno fatte nel pezzo di terreno "a riposo" per un anno (rotazione).

Ciao.

 

Buongiorno Remo, si sono propenso anche io ad accettare queste pratiche dando il giusto tempo alle sostanze di trasformarsi per essere assorbite dalle piante. Tuttavia in riguardo all'inserimento di chiodi nel vaso posso affermare con certezza che questa pratica non funziona, dopo lo svernamento senza concimazioni (ovviamente) le piante in vaso, dove avevo inserito i chiodi, hanno iniziato a mostrare in fase di ripresa evidenti sintomi di clorosi ferrica risolta prontamente con integrazione di chelato di ferro. Da provare invece il più lungo procedimento del secchio. Un saluto

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Frenzgyn

In generale sono scettico.

Riguardo lo zinco, non ne ho idea.

Sul ferro posso affermare con ragionevole certezza che la sospensione di acqua e ruggine (ossido di ferro) o ferro nel terreno non abbiano alcun impatto, soprattutto nell'immediato.

Le piante riescono ad assorbire solo lo ione ferroso (Fe2+) e non lo ione ferrico (Fe3+). L'ossido di ferro normalmente è insolubile in acqua.

I terreni DAVVERO poveri di ferro credo siano casi limite, il problema in genere è la scarsità di Fe2+, dovuta al fatto che in suoli con PH che tende all'alcalino (>7) e in particolare in superficie, dove c'è abbondanda di ossigeno, il ferro si trova quasi sempre nel suo stato ossidato, Fe3+.

Quindi è più un problema di condizioni inadatte all'assorbimento, che di mancanza.

Le piante hanno parecchi meccanismi di adattamento alla situazione (varia tantissimo da specie a specie, le acidofile ad esempio non riesco ad attarsi per nulla), uno di questi è l'azione riducente: rilasciano sostanze varie dalle radici che tendono ad abbassare un po' il PH nelle vicinanze per cercare di far aumentare la quota di ferro che si riduce a Fe2+ (è comunque un processo che richiede energia da parte della pianta, che quindi crescerà di meno).

Il chelato di ferro è una soluzione rapida, ma temporanea: non cambia le caratteristiche del suolo, va solo a sopperire una mancanza nell'immediato. 

Usare zolfo o solfato di ferro invece, sebbene ci mette più tempo a ridurre il problema, ha un effetto di durata più lunga, perché tende ad acidificare il terreno. Questo, in particolare nei vasi molto fertilizzati, è doppiamente vero, visto che lì il ph tende a salire naturalmente.

Se poi quest'ossido di ferro finisce in un terreno sub-acido, allora nel tempo è possibile che venga degradato e si renda disponibile per l'assorbimento, ma generalmente in un terreno del genere, non dovresti avere problemi di piante con clorosi ferrica. Nel vaso credo che questo non succeda.

Un discorso analogo è per i gusci d'uovo (calcare). In un terreno a reazione alcalina, probabilmente si frantumeranno in pezzi  microscpopici, ma di fatto non ci sarà calcio disponibile per le piante, perché a livello molecolare ci metteranno moooolto di più per essere demoliti in forma ionica. Nei terreni acidi invece un guscio viene effettivamente "sciolto" in pochi mesi.

 

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