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Stefania

Pepperfriends al Convegno organizzato dal Corpo Forestale dello Stato

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Umberm

 

 

effettivamente sto mangiando 4 jalapenos e un chinense a caso tutti i giorni, ....

Mi permetto di tranquillizzarti: non ne mangi affatto troppo!

Credo che più o meno su quelle dosi siamo in tantissimi qui dentro...

Io e Alessandro (13 anni) di sicuro... a proposito: stimolata dalla mamma che, giustamente, si preoccupava per il troppo peperoncino di Ale la pediatra ha fatto varie ricerche... e non ha trovato nessun motivo per limitare il peperoncino di Ale.

Poi si sa, ogni persona è diversa dall'altra e ogni medico è diverso dall'altro.

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Lonewolf

Non ho esperienza diretta sull'argomento e le info fornite online e ai vari congressi sono piuttosto vaghe.

A logica direi che l'azione vasodilatatrice del peperoncino puo' causare problemi nell'immediato e risolverli nel lungo periodo, ma e' una mia estrapolazione logica che non pretendo sia vera.

Il mio medico, molto competente, non vede controindicazioni nell'uso di grandi quantita' di peperoncino, ma dubito che abbia reale conoscenza di quanto possono essere piccanti certe varieta'.

Comunque qualche anno fa abbiamo assistito ad una presentazione di un gastroenetrologo/coltivatore/consumatore di superhot e anche in quell'occasione non erano state evidenziate controindicazioni particolari (unica controindicazione il reflusso gastroesofageo).

 

ho avuto da pochi giorni una discussione con un dottore omeopatico o qualcosa del genere che dava tanto merito a un sacco di piante, ma non si trovava d'accordo con me sul peperoncino.

 

Omoepatico o altro ... per esempio fitoterapista?

C'e' una enorme differenza ed e' opportuno sapere con precisione con chi hai a che fare e a quali principi la persona con cui discuti si ispira.

Chi cura con le erbe (in dosi terapeutiche, ma rilevabili) usa di fatto principi attivi potenti e potenzialmente efficaci (sia nel bene che nel male).

Chi cura con l'omeopatia usa, di fatto, rimedi privi di principi attivi (da un punto di vista fisico e chimico) e fa un grosso atto di fede sull'efficacia di tali rimedi.

A mio avviso (parere del tutto personale, sia chiaro) l'attendibilita' dei cultori di queste due tipologie di "medicina" e' del tutto diversa.

 

il discorso si è prolungato sugli effetti intossicanti dei veleni in generale, di come uccide la quantità esagerata e di quanto può far bene la quantità minima

 

Questo e' vero per quasi tutti gli alcaloidi, ma la capsaicina e' una fortunata eccezione.

Le quantita' tossiche sono molto elevate e difficili da raggiungere perche' molto prima entrano in gioco altri effetti (non letali) che impediscono di fatto l'assunzione esagerata.

Come ripeto spesso, ci sono modi piu' semplici per suicidarsi.

 

oh...il dottore è lui e io non posso controbattere perchè non ne ho le nozioni, quindi quando si mette a parlare in specifico, a me tocca tacere.

 

Vedi sopra ...

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leonidas

Mi permetto di tranquillizzarti: non ne mangi affatto troppo!

Credo che più o meno su quelle dosi siamo in tantissimi qui dentro...

Io e Alessandro (13 anni) di sicuro... a proposito: stimolata dalla mamma che, giustamente, si preoccupava per il troppo peperoncino di Ale la pediatra ha fatto varie ricerche... e non ha trovato nessun motivo per limitare il peperoncino di Ale.

Poi si sa, ogni persona è diversa dall'altra e ogni medico è diverso dall'altro.

grazie umber, un abbraccio a te e a Ale....

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leonidas

Non ho esperienza diretta sull'argomento e le info fornite online e ai vari congressi sono piuttosto vaghe.

A logica direi che l'azione vasodilatatrice del peperoncino puo' causare problemi nell'immediato e risolverli nel lungo periodo, ma e' una mia estrapolazione logica che non pretendo sia vera.

Il mio medico, molto competente, non vede controindicazioni nell'uso di grandi quantita' di peperoncino, ma dubito che abbia reale conoscenza di quanto possono essere piccanti certe varieta'.

Comunque qualche anno fa abbiamo assistito ad una presentazione di un gastroenetrologo/coltivatore/consumatore di superhot e anche in quell'occasione non erano state evidenziate controindicazioni particolari (unica controindicazione il reflusso gastroesofageo).

 

grazie comandante!

vorrei poi approfondire la questione del "riscaldento", o della percezione dello stesso, perché sempre il solito dottore mi parlava del fatto che in zona di "evacuazione" non va bene....

ma se è solo una sensazione, non vi è un vero e proprio surriscaldamento?!?

io credo che salame , cotechino, pepe e sale "scaldino" di più di un ortaggio...ma io ho la terza media e quindi chiedo parere.

poi son d'accordo col cuoco quando dice di azzeccare le proporzioni e non soffriggere il pepper.

sono anche convinto che una nuova cucina dove si costruisce un piatto attorno al peperone sia una cosa splendida...vero Laelia?

io voglio fare: "Rocoto Manzano ripieni di cinghiale....in salsa rossa di habanero" (quella ci Ca d'alfieri).

dev'essere uno sballo!

cioè scelgo di accompagnare il peperoncino...col cinghiale, ma poco....

faccio male?

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Barbantano

Secondo me l'accostamento cinghiale e haba red non e male anzi

Davide

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Umberm

cioè scelgo di accompagnare il peperoncino...col cinghiale, ma poco....

faccio male?

Non mi è chiaro... poco peperoncino o poco cinghiale? :lol2: :lol2: :lol2:

Personalmente metterei tanto di tutti e due, credo sposino a perfezione! (anche se sostituirei il cinghiale con un buon maiale)

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leonidas

Poco cinghiale, non vorrei che rovinasse il rocoto

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Laelia

sono anche convinto che una nuova cucina dove si costruisce un piatto attorno al peperone sia una cosa splendida...vero Laelia?

:D

In generale, quando si sceglie di mettere in risalto un ingrediente è normale costruirci il piatto attorno.. ad esempio, se ho degli asparagi meravigliosi cercherò degli abbinamenti in gradi di esaltarli, mai di coprirli..

La novità è che forse, finalmente, sempre più spesso il peperoncino non è più visto non solo come piccante e basta e neanche come semplice spezia, ma come elemento potenzialmente caratteristico e caratterizzante di un piatto, da esaltare in tutte le sue minime sfumature di sapore (che, come ben sappiamo, cambiano radicalmente da cultivar a cultivar).. questo è il passo avanti che dobbiamo fare, secondo me!

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leonidas

Io sono assolutamente d'accordo con te...

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Laelia

Per il Rocoto.. vedrei bene un ripieno di cinghiale ma allungato con del maiale un po' grasso, per smorzare sia il sapore forte che l'eccessiva magrezza della carne di cinghiale, magari sfumati dopo la rosolatura con una punta d'aceto buono (che ricorda anche il trattamento di sbollentatura da effettuare sul Rocoto). Per la salsa non ho dubbi: fondo di carne generosamente aromatizzato al pepe nero. Rocoto Manzano e pepe nero sono la perfezione!

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Leonardo Bruno

Tranne per il pepe, anche io sono d'accordo con te. [emoji4]

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leonidas

Per il Rocoto.. vedrei bene un ripieno di cinghiale ma allungato con del maiale un po' grasso, per smorzare sia il sapore forte che l'eccessiva magrezza della carne di cinghiale, magari sfumati dopo la rosolatura con una punta d'aceto buono (che ricorda anche il trattamento di sbollentatura da effettuare sul Rocoto). Per la salsa non ho dubbi: fondo di carne generosamente aromatizzato al pepe nero. Rocoto Manzano e pepe nero sono la perfezione!

dici che in ogni caso il rocoto va sbollentato in aceto?

la sola cottura nel forno non è sufficiente?

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Laelia

Io mi fido dei peruviani, ne sanno più di me :lol:
Scherzi a parte.. alcuni in forno diventano straordinariamente piccanti, si rischia (non è una certezza eh!) di coprire gli altri sapori.. poi questa è solo la mia personalissima opinione :)

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Maxx5

dici che in ogni caso il rocoto va sbollentato in aceto?

la sola cottura nel forno non è sufficiente?

 

Ciao i G.Rocoto che fatto quest'anno sempre sbollentati per meta aceto e acqua per 5 minuti, poi lasciati asciugare su panno o scottex, poi messo il ripieno a piacere

secondo i miei gusti sono buoni anche con il ripieno di gamberetti molto più delicato il piatto :queen:

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Vincer

Per me l'habanero si abbina con tutto :)

 

ciao

Vincenzo

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divicos

Omoepatico o altro ... per esempio fitoterapista?

 

C'e' una enorme differenza ed e' opportuno sapere con precisione con chi hai a che fare e a quali principi la persona con cui discuti si ispira.

 

Chi cura con le erbe (in dosi terapeutiche, ma rilevabili) usa di fatto principi attivi potenti e potenzialmente efficaci (sia nel bene che nel male).

 

Chi cura con l'omeopatia usa, di fatto, rimedi privi di principi attivi (da un punto di vista fisico e chimico) e fa un grosso atto di fede sull'efficacia di tali rimedi.

 

A mio avviso (parere del tutto personale, sia chiaro) l'attendibilita' dei cultori di queste due tipologie di "medicina" e' del tutto diversa.

 

Mi ero perso questo passaggio,e da figlio di medico omeopata devo fare delle precisazioni.

Il discusso principio "similia similibus curantur" che rappresentava la base delle cure omeopatiche è stato da tempo superato nella pratica. Il concetto di base resta immutato (indurre il sistema omeostatico del corpo a produrre da sé gli anticorpi necessari) ma viene indotto con farmaci con principi attivi assolutamente rilevabili.

Ritenere tutto un semplice placebo a causa delle forti diluizioni sarebbe,permettimi il facile parallelismo, come dire che non è possibile avvertire la piccantezza in una soluzione diluita un milione di volte.

 

La frontiera attuale della medicina alternativa comprende discipline sempre più complesse, chiama im causa tra le altre la teoria dei meridiani energetici cinese e l'erboristeria indiana. Con tali sistemi mio padre ottiene ottimi risultati,ad esempio, nella cura di problematiche muscolari e ossee, o infiammazioni tendinee. In campo allergico è possibile fare a meno di farmaci a base cortisonica sostituendoli con alternative naturali. E sono tutte patologie per le quali è difficile ipotizzare un funzionamento per semplice effetto placebo.

 

Chiaramente bisogna sempre tener presente il limite di applicazione di tali metodologie. Non esistono rimedi alternativi per serie patologie cardiache,circolatorie,o tumorali,ad esempio. Chiunque sostenga il contrario è un ciarlatano.

 

Papà stesso è fortemente iperteso da sempre, e ha sempre tenuto a bada la pressione con rimedi naturali. Adesso ha più di 60 anni ed ha iniziato a prendere le pasticche tradizionali,accantonando ogni altro rimedio alternativo. Con almeno 15 anni di ritardo, però, rispetto a quando avrebbe dovuto iniziare. Fosse stato solo placebo,probabilmente sarebbe morto di ischemia qualche anno fa.

 

Inoltre ogni medico omeopata è prima di tutto un laureato in medicina. Diffidate,questo si,da chiunque eserciti senza titoli per farlo.

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Toolshed

Non esistono rimedi alternativi per serie patologie ..... tumorali,ad esempio. Chiunque sostenga il contrario è un ciarlatano.

 

intendi alternative alla chemio e alla radioterapia?

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divicos

 

intendi alternative alla chemio e alla radioterapia?

Esatto. Ogni tanto sento di sperimentazioni interessanti (cimunque nessuna che possa definirsi omeopatica). Ma da quanto so al momento nessuna ha risultati tali da essere applicata clinicamente.

Così come non si può sostituire,che so,l'insulina nel diabete 1, o la cardioaspirina per disturbi cardiocircolatori.

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Lonewolf

Il concetto di base resta immutato (indurre il sistema omeostatico del corpo a produrre da sé gli anticorpi necessari) ma viene indotto con farmaci con principi attivi assolutamente rilevabili.

Ritenere tutto un semplice placebo a causa delle forti diluizioni sarebbe,permettimi il facile parallelismo, come dire che non è possibile avvertire la piccantezza in una soluzione diluita un milione di volte.

 

Quali diluizioni sono usate nei farmaci omeopatici che hai citato?

 

Oltre certe diluizioni (circa 12CH) non c'e' piu' traccia del principio attivo (partendo da una mole di principio attivo e diluendola 1000000000000000000000000 volte, il numero di molecole di soluto diventa inferiore al numero di Avogadro che indica il numero di molecole presenti nel composto di partenza, quindi in molti dei campioni prodotti in quel modo non c'e' piu' nemmeno una molecola del principio attivo originale).

A diluizioni estreme (pur usate in omeopatia, p.es. 30 CH) non c'e' piu' neppure una molecola non solo del soluto, ma neppure dell'acqua che ha "visto" il soluto.

 

La diluizione un milione di volte citata come esempio per la piccantezza corrisponde SOLO a 3CH.

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Lonewolf

Un altro esempio a caso, dallo stesso sito ...

http://medicinanaturale.pro/prodotti-oti/medicina_naturale/omeopatia/OMOTOSSICOLOGIA/prodotti/ANACARDIUM%20OTI%20composto.htm

 

Io avevo in mente altri dati in cui mi ero imbattuto in passato e che avevo anche citato sul forum.
Per esempio questi (v. in particolare Hypericum perforatum)

Nei prodotti elencati in medicinanaturale.pro si alternano diluizioni tra 2CH e 200CH e oltre.

Fino a 5-6CH le quantita' di principio attivo sono sicuramente rilevabili, oltre diventa difficile.

Oltre 12 CH non c'e' piu' nulla da rilevare (men che meno a 30CH o 200CH o MCH); non e' questione di precisione degli strumenti, semplicemente il principio attivo non c'e' (a meno di voler mettere in discussione le basi della chimica).

Se la tendenza e' utilizzare concentrazioni sensibili di principio attivo, non mi spiego per quale motivo ancora alcuni di questi prodotti contengono principi attivi a diluizioni così estreme.

 

Peraltro anche diluizioni 3CH o 4CH non sono per nulla "basse"; 4CH corrisponde ad 1 parte su 100 milioni, cioe' 1 ml su 100 metri cubi (o 1 grammo su 100 tonnellate).

Giusto per dare un'idea, il botulino e' una delle tossine piu' potenti conosciute, con 1 g si possono ammazzare 10.000 persone (per assunzione orale); dopo una diluizione 2CH la quantita' residua basta ancora per ammazzare 1 persona, scendendo a 3CH chi lo assume non se ne accorge nemmeno (siamo ad 1/100 della dose letale).

 

Se l'omeopatia moderna tende a usare quantita' maggiori di principio attivo (ovvero minori diluizioni), l'obiezione che si tratti di "acqua fresca" (o alcool puro) viene meno, ma di pari passo ci si allontana dai suoi principi teorici storici secondo cui l'efficacia aumenta con l'aumentare delle diluizioni e dinamizzazioni.

 

Comunque l'omeopatia e' un argomento molto spinoso, coinvolge (come altri argomenti similari) anche convinzioni personali e il proprio modo di affrontare i problemi.

Difficile mettere d'accordo scettici (categoria alla quale, se non si e' capito, appartengo) e credenti.

Per questo motivo, non credo sia una buona idea continuare la discussione.

 

Per chi vuole approfondire ci sono tonnellate di documentazione online, sia pro che contro.

Sul forum se ne e' gia' parlato in passato, piu' volte.

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divicos

Claudio, non era mia intenzione fare proselitismo, o mancare di rispetto alla tua opinione, ci mancherebbe.

Come giustamente dici tanto fa il modo in cui ci si approccia a tali metodologie.

 

Personalmente mi baso sul mio stato di salute, e su quello di persone a me vicine che utilizzano normalmente le terapie che mio padre propone. Da parte mia, che da quando ero piccolissimo utilizzo terapie alternative per i malanni quotidiani, posso dirti che, ad esempio, difficilmente prendo un raffreddore e quando capita passa in un paio di giorni, mai sofferto di mal di denti, o di testa, mai preso nemmeno antidolorifici, aspirina o novalgina. Poi, ovviamente, quando ho avuto un episodio di miocardite virale ho passato 15 giorni in UTIC sotto cardiaspirina e bombe varie.

 

Mi premeva solo far presente che attualmente, sotto l'ormai improprio termine di "omeopatia", vanno a raggrupparsi tutta una serie di disclipline alternative ed integrate (che è appunto la terminologia che i medici omeopati seri utilizzano) che comprendono fitoterapia, erboristeria, mesoterapia, agopuntura e medicine tradizionali (orientali e non). Gli stessi farmaci sono vari, spesso sotto lo stesso nome vengono venduti prodotti con composizioni molto differenti tra loro, e non metto in dubbio che ce ne possano essere alcuni che dal punto di vista chimico non contengono praticamente nulla. Lo scotto da pagare per non avere un riconoscimento è anche quello di doversi distinguere da tanti ciarlatani e truffatori, che inevitabilmente finiscono nello stesso identico calderone di chi, invece, ha passato una vita a studiare e ancora studia quelli che sono, semplicemente, modi alternativi di curare.

 

E' il "tutt'erba un fascio" che non mi sento di accettare. Per dire, se il metodo Stamina di Vannoni è una buffonata, non vuol dire necessariamente che tutta la ricerca sulle staminali lo sia.

 

Il tuo scetticismo è sacrosanto, e peraltro riguarda la tematica più controversa, ma contemporaneamente più "antica", se vogliamo. Le discipline però nel frattempo sono evolute.

Dunque ridurre tutto ai conti sull'"acqua fresca", o dubitare a prescindere dell'attendibilità di chiunque prescriva (avendo i titoli per farlo, sia chiaro) medicine alternative, mi sembra fuori luogo per una persona colta ed attenta quale sei.

 

Mi scuso per il lunghissimo OT, ma come avrai capito hai toccato una tematica che mi sta abbastanza a cuore, e ci tenevo a dire la mia. :)

 

 

Concludo dicendo che mio padre, medico chirurgo, ma anche omeopata e dedito da una vita a discipline alternative ed integrate, iperteso, lievemente diabetico, fa un consumo regolare di peperoncini e riconosce all'alimento importanti qualità vasodilatatrici, dunque di regolatore naturale di pressione specie nei casi di ipertensione, oltre alle qualità nutrizionali e vitaminiche. Nessuna controindicazione per l'eccessivo consumo, tranne nei casi di disturbi preesistenti allo stomaco o all'apparato digerente in generale. XD

 

Quindi, leonidas, non dar retta a chi ti dice che il peperoncino fa venire le emorroidi.

Non perché sia un omeopata (o presunto tale) a dirlo, ma perché, semplicemente, ha detto una cazzata.

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Lonewolf

Mi premeva solo far presente che attualmente, sotto l'ormai improprio termine di "omeopatia", vanno a raggrupparsi tutta una serie di disclipline alternative ed integrate (che è appunto la terminologia che i medici omeopati seri utilizzano) che comprendono fitoterapia, erboristeria, mesoterapia, agopuntura e medicine tradizionali (orientali e non). Gli stessi farmaci sono vari, spesso sotto lo stesso nome vengono venduti prodotti con composizioni molto differenti tra loro, e non metto in dubbio che ce ne possano essere alcuni che dal punto di vista chimico non contengono praticamente nulla. Lo scotto da pagare per non avere un riconoscimento è anche quello di doversi distinguere da tanti ciarlatani e truffatori, che inevitabilmente finiscono nello stesso identico calderone di chi, invece, ha passato una vita a studiare e ancora studia quelli che sono, semplicemente, modi alternativi di curare.

 

 

Il tuo scetticismo è sacrosanto, e peraltro riguarda la tematica più controversa, ma contemporaneamente più "antica", se vogliamo. Le discipline però nel frattempo sono evolute.

Dunque ridurre tutto ai conti sull'"acqua fresca", o dubitare a prescindere dell'attendibilità di chiunque prescriva (avendo i titoli per farlo, sia chiaro) medicine alternative, mi sembra fuori luogo per una persona colta ed attenta quale sei.

 

Mettiamoci d'accordo sui termini.

 

Non ho difficolta' ad accettare in linea di principio la possibile validita' di cure omeopatiche, se per "omeopatia" intendiamo una integrazione di varie discipline (tra cui fitoterapia) e/o l'uso di principi attivi della tradizione omeopatica a diluizioni in cui ci sia ancora un minimo ragionevole di principio attivo.

 

Mi rifiuto invece di considerare potenzialmente valida una cura basata su un principio attivo tanto diluito da essere del tutto assente.

 

Peraltro la definizione allargata di Omeopatia non sembra ancora universalmente accettata.

Nel sito della FIAMO (Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati) e' scaricabile una Guida in cui e' scritto (punto 1):

L'Omeopatia, dal greco “Omoios” (simile) e “Pathos” (sofferenza), è un metodo clinico e terapeutico che consiste nel curare i pazienti basandosi sull’applicazione del Principio di Similitudine e utilizzando medicinali a dosi estremamente diluite o infinitesimali.

 

In questa definizione le diluizioni spinte sono considerate un aspetto fondamentale dell'Omeopatia.

 

Al punto 13 e' spiegata la differenza tra vera Omeopatia e altre modalita' terapeutiche, tra cui l'omotossicologia (il link a medicinanaturale.pro che hai portato come esempio di diluizioni meno spinte si riferisce proprio all'Omotossicologia)

 

La vera Omeopatia classica è Unicista cioè si basa sulla prescrizione di un unico rimedio alla volta per la totalità del quadro sintomatico, esso è stato sottoposto ad accurata sperimentazione ed è applicato secondo la Legge dei Simili.
Esistono delle modalità terapeutiche che vengono erroneamente definite omeopatia.
Il Pluralismo, in cui sono somministrati più medicamenti nello stesso giorno e per ogni sintomo.
Il Complessismo e l’Omotossicologia, in cui diversi medicinali sono assunti combinati tutti insieme anche in diverse diluizioni.
Manca al Pluralismo una visione unitaria del paziente e la sua intima relazione col medicamento unico.
Manca al Complessismo la base scientifica della sperimentazione, che essendo fatta con sostanze “singole” manifesta sintomi che si riferiscono alle sostanze prese singolarmente.
Il principio di cura posto alla base dell’Omeopatia si differenzia da tutte le altre metodiche della Medicina Non Convenzionale. Su questo punto occorre fare chiarezza.
La Fitoterapia utilizza principi vegetali, ma a dosi ponderali così come la medicina ufficiale (Allopatia) che talvolta fa uso di sostanze naturali ma molto più spesso di sintesi chimica.
La differenza con ambedue si pone su un piano di principi e di metodi: in Omeopatia si segue una visione olistica anziché organicistica, un’applicazione della legge dei simili anziché dei contrari, l’uso di dosi energetiche ultradiluite anziché ponderali, si cura il terreno e la globalità e non solo i sintomi come fossero privi di contesto e correlazione nell’unità indivisibile dell’uomo.
La cura in Omeopatia è possibile anche quando non sono più chimicamente rilevabili molecole attive nel solvente di preparazione dei prodotti, superando la soglia della presenza chimica di un soluto nella sua soluzione (numero di Avogadro), ciò è possibile grazie al trasferimento dell’informazione della sostanza di partenza alla soluzione idroalcolica (memoria dell’acqua) in base a principi quantistici .

Possiamo allora dire che le mie critiche sull'assenza di principio attivo sono valide nei confronti della vera Omeopatia, ma vengono meno rispetto ad altre modalita' terapeutiche che sono simili, ma non corrispondono in pieno all'Omeopatia propriamente detta; in queste altre modalita' terapeutiche il principio attivo e' presente (in quantita' piu' o meno elevate) e un effetto terapeutico e' possibile e spiegabile senza ricorrere a meccanismi totalmente ignoti alla chimica e alla fisica.

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